«Hai ragione,» dici a Massimo P. «Non sono cambiato, nemmeno in testa. Qualche volta gioco ancora ai giochi di ruolo e ho sempre il vizio di raccontare storie. Ne so una di un tale Spallanzani, che forse non sarebbe dispiaciuta a Walt Disney, senti qua:
«In un futuro non tanto lontano il governo sa copiare i pensieri. Questo stravolge il sistema penale: i criminali vengono “registrati” e la loro mente copiata in certi animali, che finiscono allo zoo, mentre la parte cattiva viene cancellata dal cervello umano. Due piccioni con una fava, si direbbe, ma c’è un problema: gli animali delinquenti conservano un’intelligenza umana, anzi alcuni sono dei geni del male e organizzano la fuga».
«Che cretinata zio» ride Massimo, ma continua a darti retta. D’altro canto semel giocatore, semper giocatore.
«Sì. Allora un cane, un procione e una gazza scappano e si mettono a cercare la “fonte” del cane. Il tizio è un impiegato del pentagono col vizietto della droga e per lavoro ha accesso alla tecnologia di copia delle menti. I tre animali lo scovano, fanno sparire la sua vicina di casa e gettano la colpa su di lui».
«Ricattato da un procione?».
«E un cane, e una gazza. Tremendo. L’uomo si rende conto che le bestie non scherzano, l’hanno incastrato e se la polizia lo becca sarà registrato un’altra volta, cosa mai accaduta. Quasi sicuro che il suo cervello andrà in pezzi. Allora cede al ricatto degli animali e li aiuta a trovare tre corpi in cui ricopiare le loro menti. Ma, colpo di scena, mentre stanno per fare il primo riversamento il cane si accorge che l’idea di finire in un uomo gli ripugna».
Il tuo interlocutore appare di nuovo perplesso.
«E poi?» chiede.
Se ti sei reso conto che stai trascurando V. per parlare con uno che faceva il paladino di settimo livello, vai al 24.
Se ci tieni a raccontargli come finisce, leggi 21.
«E poi il cane si accorge che il corpo informa la mente. Capisci, nel nuovo corpo la sua mente è cambiata al punto che letteralmente non è più lui, quindi fa causa al governo per sostituzione di persona».
«Sei sempre lo stesso», ripete Massimo, come se fosse una colpa, ma lieve.
«E senti: dopo un lunghissimo processo la corte decide che sì, è sbagliato imprigionare il cane perché in sostanza non è più l’uomo che ha commesso il reato. Di conseguenza tutti gli animali registrati devono essere liberati. Tutti tranne il cane, la gazza, e il procione, per il reato commesso quando erano già animali».
L’omone resta un po’ a pensarci. Ti accorgi che forse è il primo, stanotte, che ha ascoltato con attenzione una storia. Alla fine dice: «Non è male, però senza lieto fine non te la produrranno mai».
«Non è mia, è di Spallanzani» precisi. «Però è vero, ci vorrebbe un’idea ».
«Potremmo dire che l’assassinio della vicina era solo un imbroglio,» suggerisce Massimo P. «che in realtà l’avevano solo chiusa tipo in un armadio, eh, così vivono tutti felici e contenti».
Potremmo? Noti che il vecchio amico si è già elevato a coautore. Poi ti volti, l’Ingegner V. è sparita, dev’essersi stufata. Giustamente. A quanto pare la tua storia il lieto fine non l’avrà. Con un misto di esasperazione e divertimento, concludi: «Sì, magari mettiamo anche una storia d’amore tra la gazza e il procione… nell’ultima scena però la città viene messa a ferro e fuoco da turbe di animali criminali, altrimenti la sceneggiatura non la firmo».
Qualche ora dopo tu e Massimo P. uscite dal locale parlando di fumetti.
SKIANT!
Bah, poteva andare molto peggio, ma basta solo un euro per tornare al 15 e da lì al 16. C’è un altro tizio strano…