Aka “il Codice Zucchina e le carte Spallanzani, un mistero poetico finalmente risolto”
di Wendy Rattlelance.
L’autrice ringrazia Francesca Garello per la versione in italiano di questo contributo.
Premessa
Nel corpus letterario di Elia Spallanzani si annovera un gruppo di testi di difficile interpretazione, il cosiddetto “Codice Zucchina” (o “Zucchine”). Sono liriche di tono decadente e dal contenuto nichilista, del tutto anomale rispetto alla produzione del Nostro. La singolarità di questi scritti è aumentata dal fatto che qua e là compaiono versi in inglese, lingua che Spallanzani conosceva bene ma che non ha mai utilizzato in altre pubblicazioni.
Lo scopritore del manoscritto, Massimo Fasulo, ritenne di espungere questi versi atipici dal corpus perché chiaramente apocrifi1. Tale drastica soluzione non è andata esente da critiche, specie dopo che le perizie calligrafiche hanno provato senza ombra di dubbio che si tratta proprio della mano di Spallanzani2. Ad ogni modo, lo stesso Fasulo non è mai riuscito a spiegare l’origine dei versi. Il nome attribuito agli scritti, “Codice Zucchina”, deriva da un’annotazione di mano di Spallanzani sulla copertina della cartellina che li conservava, «Misc. Z.cchin. Conserv.», nota che, a detta di un Fasulo ormai messo alle strette, dimostrava soltanto trattarsi di una raccolta di ricette d’autore trascritte in codice3.
Questi testi rimasero quindi come “sospesi”, inclusi tra le carte di Spallanzani da un punto di vista storico-archivistico ma non contenutistico. Gli studi su di essi furono presto abbandonati.
Intorno al 2010 se ne interessò una studiosa italiana, Francesca Garello, che tentò un’operazione linguisticamente avventurosa: prendendo spunto dalla presenza di alcuni brani in inglese, ritradusse tutte le liriche in questa lingua. L’esperimento diede esiti inaspettati: i versi suonavano in qualche modo familiari, benché la studiosa non riuscisse a focalizzare l’origine di questa familiarità. Decise quindi di inviarli a chi scrive per un consulto letterario. In breve ci sembrò di poter identificare un’analogia con alcune tematiche diffuse nella sub-cultura giovanile afferente al mondo della musica heavy metal.
Il legame, per quanto inverosimile, appariva irrefutabile. Rimaneva però un mistero da risolvere, ovvero come i testi spallanzaniani fossero giunti in contatto con musicisti che per età e residenza non potevano avere avuto contatti diretti con l’autore. Inoltre, che c’entravano le zucchine?
Nel settembre 2011 la ristrutturazione di un vecchio casale nella campagna della provincia bolognese ha permesso infine di riannodare tutti i fili che compongono questo incredibile arazzo letterario. Ma andiamo con ordine.
Ventotto
Le poesie di dubbia attribuzione ammontano a ventotto. Sono scritte su un misto di pagine di quaderno strappate, vecchi documenti contabili girati sul verso, volantini ciclostilati o a stampa relativi alla campagna elettorale delle elezioni politiche del giugno 1979. Questo costituisce il terminus post quem per la datazione dei testi, che complessivamente non possono discostarsi molto da questa data poiché su uno dei fogli compare la nota di pugno di Spallanzani «pross. sett. scuola chiusa per seggio», che stabilisce il terminus ante quem.
I materiali erano (e sono) conservati in una cartellina con titolo manoscritto «Una specie di mostro» e suddivisi in quattro gruppi, ciascuno racchiuso in un foglio piegato con un titolo. Anche le liriche all’interno di ogni gruppo sono disposte in bell’ordine e hanno a loro volta dei titoli. Sembra quindi di intravedere una disposizione ragionata, simile a quella di un’opera di poesia divisa in capitoli tematici. La suddivisione in capitoli è la seguente: Colpisci la luce; Una stagione nell’abisso; La cosa che non doveva esistere; Mietitore di lutti.
Come si nota, siamo molto lontani dalle tematiche di Spallanzani. Eppure, in qualche modo i titoli risultano familiari, concetti già sentiti anche se magari non in questa forma. Le prime analisi dei testi si sono subito appuntate sui poeti maledetti, in primo luogo Edgar Allan Poe, ma senza ottenere veri risconti. Si è passati poi a H. P. Lovecraft, soprattutto per l’allusione alla “cosa che non doveva esistere” e per la “stagione nell’Abisso”, ma anche questa volta non si è riscontrata nessuna derivazione diretta.
È stato solo quando Garello ha provato a tradurre i testi in inglese che l’analogia si è rivelata in tutta la sua chiarezza4. Prendiamo ad esempio la quinta lirica del quarto gruppo:
Mietitore di lutti (codice Zucchina) |
Harvester of mournings (traduzione Garello) |
Hai piantato i semi dell’odio |
You planted the seeds of hate I offered my youth, |
Ebbene, non sfuggirà la somiglianza a una nota canzone:
Harvester of mournings(traduzione Garello) |
Harvester of Sorrow |
You planted the seeds of hate Anger, unhappiness,
|
My life suffocates Anger, misery (continua con diverse strofe alternate al ritornello) |
Non c’è ombra di dubbio, la corrispondenza è quasi perfetta: non solo, ma anche Hit the Lights e The Thing That Should Not Be sono canzoni dei Metallica, rispettivamente dagli album Kill ‘em all (1983) e Master of Puppets (1986).
Tuttavia, l’aver rivelato che i titoli del Codice Zucchina corrispondono a famosi pezzi del repertorio metal chiarisce alcuni misteri ma ne infittisce altri. In che modo queste similitudini si sono verificate? Come è possibile che gli autori di questi brani abbiano avuto contatto con le opere (benché apocrife) di Spallanzani?
È importante sottolineare che nel 1979, anno cui risalgono le liriche, Lars Ulrich e James Hetfield, i membri dei Metallica autori della maggior parte dei testi, avevano appena sedici anni, essendo nati nel 1963.
Cento
Di recente (giugno 2011), nella ristrutturazione di un vecchio casale nella zona di Pieve di Cento (Bo), è stata rinvenuta una piccola quantità di libri abbandonati, o forse immagazzinati in quel casale e poi dimenticati. I nuovi proprietari dell’edificio li hanno regalati alla parrocchia perché li portasse al macero, ma il vecchio parroco, che aveva conosciuto Spallanzani, invece li ha conservati. Si tratta di venti copie di Raccontalo alla cenere stampate alla rovescia e di una bozza di copertina di un’opera finora sconosciuta, evidentemente in via di pubblicazione e con il logo della Bomarzo, la casa editrice che lo stesso Spallanzani aveva fondato alla fine degli anni ’60 e che era fallita per via di incomprensioni con l’Intendenza di Finanza. Sulla bozza di copertina questi dati: Some Kind of Monster di Paul Zucchini. Zucchini, non zucchina
Ecco finalmente annodati tutti i fili della trama. In seguito a questi elementi si è proceduto ad un’indagine storico-archivistica che ha potuto rivelare tutta la vicenda.
Nel 1971 Egidio Zucchini, abile imprenditore italo-americano che aveva fatto fortuna in California con la produzione locale di vini “italiani”, tornò alle terre natìe per cercare di ampliare la produzione americana con l’aggiunta di prodotti tipici emiliani. Quindi decise di trasferirsi con la famiglia e restare per qualche tempo a Bologna, per determinare quali merci potevano essere prodotte con successo in California, puntando soprattutto su prosciutto, gnocco fritto e salama da sugo. Il sedicenne figlio Paul fu iscritto per gli anni scolastici 1971-72 e ’72-73 alla classe terza del liceo scientifico Luigi Galvani ed ebbe così come insegnante di matematica Elia Spallanzani5.
Paul Zucchini, Paolo durante il suo soggiorno in Italia, secondo il ricordo dei compagni di classe era un adolescente introverso e solitario6. Americano di terza generazione (suo padre Egidio fu il primo dei sette fratelli Zucchini a nascere sul suolo americano da genitori emigrati), parlava male la lingua degli avi e per i primi mesi la barriera linguistica, unita alla sua naturale timidezza, contribuì al suo isolamento.
Il giovanotto, inoltre, aveva interessi che nella famiglia erano fortemente scoraggiati: la poesia, al padre imprenditore che in America si era letteralmente fatto da solo, sembrava una perdita di tempo. Paolo invece leggeva con passione i poeti maledetti e scriveva a sua volta versi che suo padre bocciava come “menagramo”. Le tematiche tipiche di Zucchini, infatti, si incentravano sul tormento di un’esistenza oppressa, su visioni pessimistiche del futuro, sulla morte. Impossibilitato a esprimere i suoi sentimenti attraverso l’unico mezzo che sentiva congeniale, il giovane Paul si chiudeva sempre di più in sé stesso.
Nonostante i fermenti che già agitavano l’ambiente scolastico, nei primi anni ’70 il liceo Galvani era ancora un solido istituto di stampo molto tradizionale, e le materie umanistiche avevano un peso notevole nell’impostazione didattica. Ciò naturalmente danneggiava il giovane Zucchini, che se la cavava male in italiano e ancora peggio in latino. La sua inclinazione per la poesia non riusciva ad essere un tramite tra lui e la rigida professoressa di materie umanistiche Crocifissa Ferragni, incapace di comprendere l’inglese e quindi di apprezzare la vena artistica di Zucchini, che verseggiava solo in quella lingua. Fortunatamente Paul era abbastanza versato nelle materie scientifiche, fatto che determinò l’allacciarsi di un legame di simpatia con il docente Spallanzani. Costui forse aveva percepito il disagio di quel giovane diverso dagli altri, ed essendo a sua volta un autore d’avanguardia aveva un orizzonte molto più ampio di quello di una tradizionale professoressa di italiano di un buon liceo borghese.
Dunque Spallanzani prese sotto la sua ala intellettuale il giovane Zucchini e con tutta probabilità lo aiutò a “mettere ordine” nei suoi confusi pensieri, e forse a dare corpo a un’opera poetica. Inutile dire che ciò spiacque ai genitori del ragazzo, che intendevano farne un uomo d’affari.
Dopo questa esperienza formativa Zucchini tornò a Los Angeles, California, dove la famiglia risiedeva, e in Italia nessuno sentì più parlare di lui. Alcuni compagni di classe sostengono che Spallanzani abbia cercato di mantenere i contatti, ma che il controllo dei genitori si sia esteso alla censura e al sequestro delle sue lettere.
Il 15 marzo 1981, all’età di 26 anni, Paolo Zucchini incontrò una morte precoce. La stampa locale attribuì l’evento a cause naturali7. Tuttavia molti, sottolineando il fatto che il decesso era avvenuto nella clinica per malattie mentali dove risiedeva da diverso tempo, sospettarono il suicidio8.
Sta di fatto che una volta tornato in America il giovane aveva continuato a frequentare la sua oscura musa e composto una raccolta di poesie intitolata Some Kind of Monster, con evidente riferimento al mostro dell’ispirazione poetica dal quale si sentiva inseguito e posseduto fin dalla più tenera età. Nonostante i suoi sforzi, la raccolta non trovò neppure un editore di lingua inglese e, a quanto narrano i contemporanei, rimase sotto forma di dattiloscritto annotato9. Dopo il suo internamento non se ne seppe più nulla. O, almeno, ciò è quanto si pensava finora.
Perché è chiaro che a dispetto della censura qualche contatto tra professore ed ex alunno deve esserci stato. Non avendo nessuno con cui parlare, Zucchini avrà ripensato al suo vecchio insegnante che lo aveva incoraggiato a scrivere. È possibile che gli abbia spedito le sue poesie, magari con qualche mezzo anomalo, per sfuggire al controllo dei genitori, oppure cifrate, il che spiegherebbe come mai fino ad oggi non si è riusciti a ritrovare il testo originale in inglese.
Dobbiamo perciò credere che Spallanzani abbia decifrato i testi (compito agevole per un esperto come lui) e, colpito dal loro valore, abbia deciso di pubblicarli, preparando anche una copertina e cercando di resuscitare la sua vecchia casa editrice Bomarzo. In definitiva il “codice Zucchina” non è altro che una bozza di traduzione di Some Kind Of Monster di Paul Zucchini, progetto poi travolto dalle vicende personali di Spallanzani.
Concordanze, ricordanze e ridondanze
Se quanto detto è vero, i titoli delle liriche zucchiniane non possono passare inosservati. Essi, si è già evidenziato, richiamano alla mente diversi celebri pezzi della più nota metal band americana di tutti i tempi.
Una coincidenza? Pensiamo di no. Non è questa la sede per indagare analiticamente tutti gli episodi della vita di Zucchini dopo il suo ritorno in America: ci limitiamo a notare che il batterista e co-fondatore dei Metallica Lars Ulrich, da poco immigrato in America dalla Danimarca, ha conseguito nel 1978 il diploma presso la Back Bay High School, la stessa scuola dove si era diplomato anche Paul Zucchini10. Inoltre la band fu fondata in quella stessa aerea nei sobborghi di Los Angeles, pochi mesi dopo la morte di Zucchini11. L’esplorazione della biblioteca scolastica potrebbe dare interessanti risultati e, forse, offrire una perduta copia dell’originale Some Kind of Monster.
Che il tramite tra Zucchini e i Metallica possa essere rintracciato in questa scuola californiana è suggerito dal fatto che la maggior parte di titoli zucchiniani coincidenti con canzoni della band vedono coinvolto Ulrich come autore.
Ecco la spiegazione della straordinaria affinità tra le poesie e le canzoni: Zucchini ha conosciuto i futuri Metallica quando andavano al liceo e si è ispirato alle loro composizioni. Ne deriverebbe che il periodo di ideazione degli album è unitario e va retrodatato di molti anni rispetto alla scansione temporale oggi conosciuta. Una scoperta notevole, e l’ipotesi non è scalfita dal fatto che i testi dei Metallica sono stati musicati molti anni dopo, e a più riprese: anzi, è noto che di solito un autore ripete per tutta la vita quel che pensava a sedici anni, ma peggio.
La debolezza della tesi non sta nella sua scarsa verosimiglianza, ma nel fatto che tra tante spiegazioni tutte ugualmente inverosimili, questa è di sicuro la meno interessante.
E se invece supponessimo che Paul Zucchini sia stato il vero ispiratore dei Metallica? Questa sì che sarebbe una scoperta. Proviamo a seguire la strada più stimolante.
Si confrontino i titoli delle liriche del primo capitolo del canzoniere Zucchiniano con i titoli del primo album dei Metallica, Kill ‘em All:
Cap. Colpisci la luce (Codice Zucchina) |
Album Kill ‘em All (1983) (Metallica) |
Colpisci la luce | Hit the Lights (Hetfield, Ulrich) |
– | The Four Horsemen (Hetfield, Ulrich, Mustaine) |
– | Motorbreath (Hetfield) |
– | Jump in the Fire (Hetfield, Ulrich, Mustaine) |
– | (Anesthesia) Pulling Teeth (Burton) |
Frusta scatenata | Whiplash (Hetfield, Ulrich) |
– | Phantom Lord (Hetfield, Ulrich, Mustaine) |
Nessun rimorso? | No Remorse (Hetfield, Ulrich) |
Cerca e distruggi | Seek & Destroy (Hetfield, Ulrich) |
Le tristi ali del destino | – |
Figli dei dannati | – |
Oscuro vendicatore | – |
Si noterà che non c’è coincidenza nei brani firmati anche da Dave Mustaine, futuro fondatore dei Megadeth. Viene quasi da chiedersi se il motivo della cacciata di quest’ultimo dalla band sia da rintracciarsi nell’antipatia del chitarrista per le liriche zucchiniane e non, come divulgato dalla versione ufficiale, nei suoi problemi di alcol.>Ad ogni modo le variazioni nei versi, spesso assai modeste in verità, suggeriscono un tentativo di personalizzare i testi e renderli più adatti alle tematiche di una metal band. In alcuni casi il confronto conferisce alla lirica zucchiniana una qualità quasi profetica, o cupamente ironica: come l’autore presagisse l’uso che sarebbe stato fatto di quelle parole.
Si consideri ad esempio l’amarissima Nessun Rimorso? – No remorse?, rispetto a No remorse dell’album Kill ‘em All.
No Remorse? |
No Remorse |
No mercy for what I’ve done? No need to feel the pain War with no end Only the strong survive |
No mercy for what we are doing War without end Only the strong survive Like a loaded gun right at your face |
È interessante notare che man mano che la band matura e si distacca da tematiche giovanili di sterile rivolta, aumentano i titoli ispirati dall’opera di Zucchini (sei su otto tracce nel secondo album Ride the Lightning), e l’ispirazione si allarga anche ad altri autori, segnatamente Hemingway (o John Donne, cui Hemingway si ispirò a sua volta) per For Whom the Bell Tolls, e Lovecraft per The Call of Ktulu (d’ora in poi i cognomi degli autori saranno abbreviati: Hetfield – He, Ulrich – Ul, Hammett – Ha, Burton – Bu, Newsted – Ne, Mustaine – Mu).
Dissolvenza al nero (Codice Zucchina) |
Ride the Lightning (1984) (Metallica) |
Combattere fuoco con fiamme |
Fight Fire With Fire (He, Ul, Bu) |
A cavallo del lampo | Ride the Lightning (He, Ul, Bu, Mu) |
– | For Whom the Bell Tolls (He, Ul, Bu) |
Dissolvenza in nero | Fade to Black (He, Ul, Bu, Ha) |
Nel tuo ghiacciaio | Trapped Under Ice (He, Ul, Ha) |
Nessuno scampo | Escape (He, Ul, Ha) |
Morte strisciante | Creeping Death (He, Ul, Bu, Ha) |
– | The Call of Ktulu (He, Ul, Bu, Mu) |
Una stagione nell’Abisso | – |
Nel terzo album, Master of Puppets, ritenuto universalmente il migliore dei Metallica e uno dei più significativi degli anni ’8012, la percentuale di titoli apparentemente ispirati a Zucchini resta altissima, sei su otto. Si confermerebbe così l’importanza avuta da Zucchini nell’ispirare sensibilità a certe tematiche (i disturbi mentali) di cui egli stesso era tristemente esperto. Ad es., il brano Welcome home (Sanitarium) per stessa ammissione della band si basa sul film di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo13.
La Cosa che non doveva esistere (Codice Zucchina) |
Master of Puppets (1986) (Metallica) |
Aggressione e percosse | Battery (He, Ul) |
Pastore di burattini | Master of Puppets (He, Ul, Bu, Ha) |
La Cosa che non doveva esistere | The Thing That Should Not Be (He, Ul, Bu, Ha) |
– | Welcome Home (Sanitarium) (He, Ul, Ha) |
Eroi a perdere | Disposable Heroes (He, Ul, Ha) |
Messia dei lebbrosi | Leper Messiah (He, Ul) |
Cintura di Orione | Orion (He, Ul, Bu) |
– | Damage, Inc. (Ha) |
Padrone della realtà | – |
E veniamo all’album più maturo dei Metallica, …And Justice for All. I dati parlano da soli: delle nove tracce dell’album solo due non hanno punti di contatto con l’opera di Zucchini. Una di queste, Eye of the Beholder, sembra indicare l’allargamento degli interessi della band a campi molto diversi, il che forse a lunga andare non gioverà40.
Mietitore di lutti (Codice Zucchina) |
And Justice for All (1988) (Metallica) |
Annerito | Blackened (He, Ul, Ne) |
Nessuna giustizia per nessuno | And Justice for All (He, Ul, Ha) |
– | Eye of the Beholder (He, Ul) |
Uno | One (He, Ul) |
Tira la paglia più corta | The Shortest Straw (He, Ul) |
Mietitore di sofferenza | Harvester of Sorrow (He, Ul) |
Le dita strappate della salute mentale | The Frayed Ends of Sanity (He, Ul, Ha) |
Vivere è morire | To Live Is to Die (He, Ul, Bu) |
– | Dyers Eve (He, Ul, Ha) |
Inutili ulteriori confronti con album pubblicati dopo il 1988: l’opera zucchiniana non conta altre liriche. Tuttavia nell’album St. Anger (2003) c’è un brano che porta lo stesso titolo della raccolta zucchiniana, utilizzato anche per il film-documentario sulla band uscito l’anno successivo. Potrebbe non essere una coincidenza che dopo …And Justice for All i Metallica non siano più riusciti a produrre album allo stesso livello dei precedenti.
Conclusioni
Il fortunato ritrovamento di una bozza di copertina di un libro in preparazione (e forse mai pubblicato) dalla defunta casa editrice Bomarzo aiuta a chiarire la presenza di un gruppo di testi non attribuibili a Spallanzani nel corpus delle sue opere. Il “Codice Zucchina”, come finora è stato identificato questo corpus di liriche, comprende ventotto poesie di argomento oscuro e disperato e, nonostante i testi siano autografi, non sono state scritte da Spallanzani.
Sono invece quasi certamente opera di un certo Paul Zucchini, giovane italo-americano che fu brevemente allievo di Spallanzani negli anni scolastici 1971-73 e che subito dopo tornò in America. Spallanzani lo aiutò a esprimere la sua vena poetica e nel 1979 probabilmente decise di aiutarlo a pubblicare la sua prima raccolta di liriche, traducendole in italiano. Non sappiamo come mai il libro non vide la luce: forse mancanza di finanziamenti, forse gli strascichi della separazione dalla moglie Alice. Sta di fatto che nulla si seppe di questo progetto editoriale spallanzanesco.
Molti decenni dopo uno studio sui testi del Codice Zucchina e un tentativo di tradurli in inglese ha permesso di svelare un talento poetico sconosciuto e di evidenziare la sua possibile influenza su uno dei fenomeni artistici giovanili più celebri degli ultimi trent’anni. Se quanto ipotizzato in questo articolo è vero, la band americana dei Metallica è infatti ampiamente debitrice del suo successo alle liriche di Zucchini, che probabilmente uno dei musicisti conobbe attraverso la frequentazione della stessa scuola, benché a molti anni di distanza.
Nel riconoscere ancora una volta a Spallanzani lungimiranza e sensibilità letteraria, chiariamo che non stiamo certamente alludendo a un plagio bensì discutiamo di ispirazione subliminale, come sa chiunque sia addentro ai più recenti studi sulla letteratura post-contemporanea15. Lungi da noi l’intento di scatenare una guerra di carte bollate.
Quel che ci preme è soltanto restituire i meriti e la gloria a chi ne fu privato, svelare un mistero letterario e ringraziare una volta di più Spallanzani per il lavoro di tutta una vita. Giustizia per tutti, insomma16.
* Nota sull’autrice
Wendy Rattlelance è Senior lecturer in Post-Contemporary Literature presso l’Università di Cambridge ed è coordinatrice del Research Group in Unusual and Weird Narrative del St. Magdalene College. Il suo interesse specifico si concentra sulla letteratura incongruente, sulla contaminatio informatico-letteraria e sull’ispirazione subliminale. Su questo argomento ha recentemente pubblicato Copy or Paste. This Is the Contemporary Question, in Journal of Inconsistent Studies, n. 35, 2008, pp. 35-60; Language Massacre: Real Words Percentage in Paris Hilton’s Interviews in Bulletin of Improbable Statistics, n. 4, July-August 2009, pp. 81-96; Inspiration or Plagiarism? Federico Moccia and the Perugina Kisses, in Annals of Useless Literature, New Series, nr. 14, 2010, pp. 57-88; Do PCs Dream of Electric Plots?, in Litterae Nocturnae Technologicae, n. 4, October-December 2011. Da anni studiosa appassionata di Elia Spallanzani, sta preparando un saggio sul ritrovamento di Pieve di Cento che uscirà per i tipi della Cambridge University Press.
Note
2 Si veda l’articolo vagamente polemico di Filippo Grassi, Fasulo sulle “Zucchine”: una soluzione indigesta, pubblicato su “Fieracittà” del 7 luglio 1999, a sue spese.
3 Per questa affermazione mancano i riferimenti testuali, ma ci sono i testimoni.
4 In questa sede ci si limita a un’esposizione sommaria, data la pressante scadenza del volume celebrativo. L’analisi approfondita dei testi richiederà maggiore tempo e impegno. Rimandiamo quindi ad un prossimo contributo che uscirà presso Cambridge Studies in Post-Contemporary Literature and Culture.
5 Cfr. Inventario dell’Archivio del Liceo Luigi Galvani, Serie “Atti di segreteria”, sottoserie “Iscrizioni”, fascicolo “Iscritti dell’a.s. 1971-72”, presso l’Archivio di Stato di Bologna.
6 Cfr. Lettera all’autrice di Aurora Ramazzotti, compagna di classe di Zucchini al Galvani, 5 settembre 2011.
7 Cfr. Los Angeles Times, March 16, 1981, “Obituaries”.
8 cfr. Lettera all’autrice di Tommy Lee, compagno di Zucchini alla Back Bay High School, Los Angeles, California, 7 novembre 2011.
9 Cfr. Lettera all’autrice di Tommy Lee, cit.
10 Cfr. Intervista di Mike Boehm alla professoressa Judy Schreiber, pubblicata nell’articolo Drumming into Metallica, in Los Angeles Time, December 20
11 Cfr. Metallica Timeline: early 1981-early 1982, in MTV Icon Online Archives, http://www.webcitation.org/5h73iF8Ol.
12 Cfr. Classifica del Time Magazine, a cura di Josh Tyrangiel, “All TIME’s 100 Album”.
13 Cfr. Intervista di Richard Bienstock a James Hetfield, pubblicata nell’articolo Metallica: Talkin’ Thrash in Guitar World, y. XXVIII, nr. 12, December 2008.
14 È evidente l’analogia con la creatura fantastica “beholder” sviluppata da Gary Gygax e Robert J. Kunz per il gioco di ruolo Advanced D&D, inserita per la prima volta nel manuale di regole aggiuntive Greyhawk (TSR, 1975), dove il mostro appariva in copertina dotato di un grande occhio malevolo.
15 Sia consentito il riferimento a W. Rattlelance, The Wikipedia Lesson: Many Authors, No Responsibilities, in Journal of Future Studies, n. 34, 2007, pp. 77-94.
16 Nel suo sacrosanto entusiasmo l’Autrice sembra trascurare l’ipotesi che Zucchini e i Metallica siano entrambi debitori di una terza, più antica fonte, che rimane congetturale e che per comodità potremmo chiamare “M come fratello metallo”. Altra possibilità è che i Metallica, come Kafka, abbiano creato i loro precursori [NDR].
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Riferiremo alle autrici, denghiu.