Se Lovecraft sapesse che della gente oggi si tatua il suo nome sui pettorali probabilmente si toglierebbe la vita ingerendo petardi.
Purtroppo ormai questo autore bizzarro e irregolare è caduto preda della gentaglia e poco ci manca che facciano i ravioli alla HPL o la tombola di Cthulhu (questa probabilmente l’hanno già fatta). Noi della Fondazione come al solito lo stimavamo da tempi non sospetti e quindi detestiamo quasi tutti i suoi nuovi fan, che per altro di solito non hanno nemmeno letto i suoi libri.
Molti fan di Lovecraft non sono contenti della tradizione (certamente riduttiva) che lo vuole un individuo triste e solitario, oltre che retrogrado e razzista. Loro preferirebbero più tifare per un tipo allegro e solare e quindi vanno accanitamente alla ricerca di foto in bianco e nero di Lovecraft che ride, mangia il cannolo ripieno, passeggia sotto il sole, e setacciano diari e articoli scritti da amici e conoscenti di Lovecraft dove si racconta di quella volta che HPL andò al parco giochi o cucinò gli spaghetti o cantò una canzone oscena facendo ridere tutti, ed altrettali piccoli comuni episodi che nella mentalità popolare costituiscono se non il succo della vita almeno la prova di un carattere vivace. La volgarità di tutto ciò*.
Ed in effetti sì, Lovecraft qualche volta andò davvero al parco giochi, e cucinò davvero gli spaghetti. Scrisse anche cose scherzose e il suo spaventoso epistolario contiene diversi umorosi giochetti ed anche espressioni di serafica letizia. Sì, Lovecraft ebbe molti amici, inclusi stranieri ed omosessuali, e patì anche una certa vita sentimentale. Fu, quindi, anche un uomo comune (in parte), e forse leggermente meglio della media, per il suo grande amore dell’amicizia. MA Lovecraft è, per chi vuol capire qualcosa, l’autore di alcuni notevoli racconti e di un intero mondo narrativo, A DISPETTO della sua vita tutto sommato poco rilevante. Se proprio si vuol fare del sentimentalismo, si badi piuttosto allo stoicismo con cui affrontò una malattia orrenda, morendo a soli 47 anni praticamente incacato, nonostante fosse superiore alla stragrande maggioranza degli uomini comuni che lo circondavano.
P.S.
Nell’ambiente si cachinna ancora su un racconto di Lovecraft (in realtà una revisione) in cui il protagonista continua ad aggiornare il suo diario mentre qualcosa di orrendo lo trascina via. Invece nessuno ride del racconto di King in cui un chirurgo naufragato su uno scoglio si amputa tutte e due le gambe con un coltello e un po’ di filo e se le mangia, come riferisce nel suo diario. Anzi, è considerato uno dei suoi racconti più riusciti.
Questo forse illustra la differenza tra i due, tra un eccezionale mestierante come King e uno scrittore come Lovecraft. Il primo riesce a sedurti con la voce fino al punto in cui ti sembra tutto vero, mentre l’altro sembra tutt’altro che vero, eppure nel profondo cambia le cose.
Del resto in America, soprattutto tra i più giovani, sembra diffusa l’idea che Lovecraft non sapesse scrivere. Anche chi lo ammira come innovatore di solito aggiunge “nonostante il suo stile”. Ciò probabilmente perché HPL violava quasi tutte le regole dei corsi elementari di scrittura creativa: parla di ciò che sai, mostra ma non dire, non stressare il lettore. Questi corsi, tra l’altro, insieme allo stile giornalistico nel saggismo sono la principale causa dello squallore in cui affondano i nostri letterati, così proni all’imitazione di modelli foresti.
In Italia invece Lovecraft è spesso considerato a torto una specie di sommo stilista o persino un poeta, per il lessico un po’ arcaico, la costruzione a volte insolita e il rifiuto dell’ovvio. Quindi in fondo più o meno per gli stessi motivi che spingono gli americani a dolersi che non fosse Stephen King.



Note
*Manco a farlo apposta ieri facevano un servizio su Levopardo, in quello stile giovanilistico cimiteriale così caro a raitre**. Alla critica giovane (hanno cinquant’anni) le vecchie interpretazioni di Lewpardo ovviamente non piacciono, innanzitutto perché sono vecchie e quindi bisogna per forza dire qualcosa di diverso altrimenti che giovani si è? Quindi rivalutiamo l’aspetto vitale e positivo del gobbo. Lo sapevate che gli piacevano i dolci? Che annotava ricette? Sapevate (questo forse sì, lo sapevate persino voi ignoranti) che sotto sotto a Giacomino ci piaceva anche la figa? Sì, proprio la figa! E quando a uno ci piace la figa non può essere tanto depresso. Certo aveva le sue giornate no, ma mica triste, mica avvilito! Gli piaceva persino lo sport. Quindi la cucina, il pallone e la figa: L. O. Pardo era proprio un omuncolo come tutti voi!
Che poi in fondo è anche vero, nella carne era proprio spazzatura come tutti. Non è rimasto nel tempo per la carne, però.
**Comunque questo tizio che fa il programma culturale postprandiale su raitre noi l’abbiamo già sentito. La voce un po’ ansimante, l’enfasi, quasi un continuo invito ad unirsi al suo entusiasmo cospiratorio da carbonaro e, perché no, da esploratore, da turista… questo tizio noi l’abbiamo già sentito alla radio, trovandolo ovviamente insopportabile. E altrettanto inevitabilmente ha fatto carriera, adesso si manifesta anche de visu. Prima la voce, poi la faccia, come un incubo letterario l’orrenda presenza si fa strada nella nostra realtà e un giorno ce lo troveremo nel tinello, in carne e giacchetta, a spiegarci bene bene il levopardi… c’è poco da fare, qualunque figuro ci stia istintivamente sui coglioni diventa onnipresente, come se fossimo una specie di scopritori di talenti alla rovescia, noi sgamiamo subito i peggio e poi li dobbiamo anche vedere che si allargano, colonizzano palinsesti, infestano canali. Poi dice che uno diventa pazzo.