Nel libro “La scienza dei Romani” di Stahl si ripete più volte che le geniali intuizioni dei greci furono in buona parte eclissate da opere divulgative*, che riassumevano i risultati delle ricerche in modo errato e quasi sempre omettevano i passaggi dimostrativi, ritenuti troppo difficili. La modesta manualistica greca diventò la fonte dei romani, che ne capivano già poco e sintetizzavano ulteriormente, aggiungendo elementi pittoreschi per dilettare il pubblico. Secoli di divulgazione malfatta contribuirono al crollo del livello scientifico, tanto che nel 5-6 sec. d.c. se ne sapeva meno di cinquecento anni prima.
Ora, è vero che l’autore è un foresto e che quindi non dovrebbe permettersi di ironizzare sugli intellettuali romani, visto che quando noi costruivamo il Colosseo i suoi antenati si tingevano ancora il culo di blu, però l’assunto generale resta valido: la divulgazione è una delle forme dell’ignoranza e Alberto Angela è palesemente il male.
* per non far torto all’autore chiariamo che di divulgazione parliamo noi, e non lui, che parla di epitomi e manuali.
P.S.: comunque l’autore riconosce che i romani furono ingegneri ed organizzatori migliori dei greci, mentre furono scienziati nettamente inferiori. Pensa che avessero poco interesse per la teoria e che in ogni caso molte opere teoriche fossero già diventate rare, mentre in epoca ellenistica circolavano soprattutto compendi e riassunti. I romani presero quel che c’era in una società che stava a sua volta decadendo. Molti testi greci gratificarono gli arabi, che l’autore ritiene teorici mediocri ma che ebbero la fortuna di conoscere le opere migliori, e poi solo dopo secoli arrivano in occidente. Naturalmente gli eventi storici ebbero un peso determinante, ma noi amiamo pensare che la divulgazione sia in sé un male.
P.P.S.: tra l’altro, questa tesi è compatibile con gli eventi odierni. In passato la gente era troppo ignorante per sostenere bestialità come quelle che si sentono adesso, basate sulla non comprensione di materiale divulgativo già scadente. Un po’ di ignoranza, si sa, è quasi sempre peggio della totale ignoranza.
Sull’anti-intellettualismo romano mi viene sempre in mente quel passo degli Atti, dove, mentre Paolo parla del Vangelo, Festo sbotta: “Tu sei pazzo, Paolo! Le troppe letture ti hanno fatto uscire di senno”.
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