Al di fuori di certi gruppuscoli pochi ormai sanno chi fosse Bispensiero. Qualche anno fa il Bispe sembrava, sempre a noi pochi maniaci, destinato a superare i confini dei circoletti di internet, e invece poi è sparito come folgorato da una luce oscura.
Qualche tempo fa indagammo un po’ sul punto. In realtà per sapere i fatti forse sarebbe bastato chiedere direttamente a Bispensiero, ma come al solito la via più facile ci sembrò anche la meno interessante, e così cominciammo a fare vane congetture. Una delle cose che all’inizio ci stupì era che Bispensiero fosse finito nella lista dei fascisti, quella che i compagni, a tutti i livelli, tengono sempre aggiornata ed espandono per i più vari scopi.
Con vari anni di ritardo leggemmo le discorse che portarono a catalogare l’ottimo mematore come fascista. In sintesi, la teoria era che quando uno (cioè Bispe) a forza di ironizzare rende impossibile un qualsiasi discorso, allora si torna per forza al livello base che sarebbe il “senso comune”, che a quanto pare è intrinsecamente fascista. Questa sarebbe stata la parabola di bispensiero, che si era ridotto ad avercela coi capelloni.
L’argomento, in se, era di una disonestà tipicamente compagna: l’impossibilità di significare infatti non è altro che la possibilità di dire impunemente qualunque cosa, ed è quindi un obiettivo perseguito da qualsiasi tipo di potere, non solo dai fasci. La distruzione della capacità distintiva del linguaggio è nella pubblicità, nel rovesciamento del senso di parole comuni, nell’impostura intellettuale, nella contraddizione continua e nella negazione di questa contraddizione. Al livello più elementare si manifesta come ipocrisia e menzogna patologica ed è difficile negare che da diversi anni la sinistra stia praticando la menzogna patologica con un’intensità mai vista prima. Quindi non era dalla posizione dell’uomo qualunque che bispensiero se la prendeva con la sinistra, ma semmai da quella di un concorrente.
Immaginate un uomo che a sfregio elabora cose senza senso e poi sente i compagni che dicono cose altrettanto prive di senso ma con la massima serietà e con ampio seguito. Il bispe, in pratica, si era accorto che gli facevano concorrenza sleale. Se le tue elucubrazioni assurde poi le trovi nei libri di testo, a nome di altri, che fai? È come quando i giornali che pubblicano notizie false aprono i grandi quotidiani e trovano titoli peggio dei loro. È una battaglia persa, anzi nessuno si accorge nemmeno più che stai facendo una battaglia. Continuare a scrivere per cortocircuiti mentali e contraddizioni produrrebbe uno pseudo discorso che ormai rischia di sembrare normale. Ma dall’altra parte non c’è per forza il fascismo: la pretesa che il discorso altrui significhi qualcosa non è il “senso comune” del popolaccio ignorante che sta così a cuore ai compagni: può essere un improvviso e grave attacco di onestà*.
Comunque, a un primo sguardo l’eliminazione del compagno bispensiero era avvenuta nello stile classico cui siamo abituati. Dopo una prima fase in cui la sua “difficoltà” era stata considerata in se un elemento positivo, cominciò la discussione su come catalogarlo: compagno o fascio? Fase ineludibile per i compagni, che si è conclusa con un verdetto abbastanza scontato: siccome non è proprio compagno, allora è fascio, e in più è colpevole di averci tratto in inganno, perché per un bel po’ l’avevamo preso per compagno, e di farci il verso, perché somiglia in maniera inquietante a certi nostri idoli**.
Tuttavia questa decisione per il popolo sarebbe stata incomprensibile. A livello pratico, per far fuori qualcuno serve sempre un’accusa di immoralità, una cosa terra terra, che anche la plebe possa capire. E ormai l’unica forma di immoralità indiscutibile (o quasi, vedi certi compagni salvati) è la pedofilia, e anche un po’ il razzismo. Ovviamente non c’è bisogno che gli esegeti dicano una cosa così rozza e volgare, oltre che probabilmente falsa: ci penserà prima o poi il popolo stesso, e a quel punto basterà astenersi dal “contestualizzare” e abbandonare il bersaglio al suo destino***.
Ora ci accorgiamo che questo post potrebbe essere troppo difficile per la massa, quindi proviamo a drammatizzare: ecco il modello di dialogo che si nasconde dietro ogni valutazione di ogni evento “culturale”. I personaggi sono il compagno A, che detiene un dottorato, e il compagno B, che è l’istruito della massa perché è andato all’università. La massa ovviamente funge da coro.
Compagno A: guarda qua, fa ridere ma anche pensare!
Compagno B: mah, io questo bispensiero non lo capisco.
A: è lì il suo bello!
B: (temendo di sembrare stupido) ah beh sì un po’, effettivamente…
A: adesso ci scrivo un articolo!
B: sì però piano, che la massa…
A: ma si fotta la massa! È roba solo per noi.
Un mese dopo:
B: nella massa qui c’è qualche malumore. Pare che bispo sfotta anche noi…
A: vabbè ma questa è la base, santo dio. Adesso glielo spiego.
B: si però scrivi chiaro eh…
A: macché! Più è contorto e più fa impressione. Ancora a questo stai…
Sei mesi dopo.
B: comunque bispo, qui, non ci fa fare passi avanti, non si impegna, anzi induce al disimpegno!
A: l’impegno è roba vecchia, per la massa.
B: guarda qui, pare proprio che sfotte te…
A: a a a quanto sano divertimento.
B: e ma nel frattempo alcuni lo seguono, anche certi… ahem… certi fascisti…
Un anno dopo.
B: cazzo e tu che volevi fare di questo fascio un intellettuale!
A: vabbè c’è stata un’involuzione… ma non è cattivo, è solo pazzo a a a!
B: ma che pazzo della Madonna questo scherza con cose che non si scherza!
A: si vabbè ma tanto chi lo capisce? È ininfluente.
B: nel frattempo la massa comincia a dire che ti sei sbagliato.
A: ridicolo. La massa non capisce un cazzo, da sempre. È l’abc del compagnismo. Adesso le spiego che prima avevo ragione, ma che poi c’è stata un’involuzione, per cui ho ragione anche ora.
B: guarda che è stato sempre fascio, io non te lo volevo dire ma cazzo, stavolta hai toppato! L’hai giustificato sempre!
A: pfui. Tanto nessuno lo legge. E poi comunque prima o poi la sparerà di nuovo grossa e con un paio di segnalazioni svanirà.
B: ma verrà qualcuno a contestualizzare! A spiegare! Dirà quello che hai detto tu!
A: stai tranquillo, non verrà nessuno.
La Massa: ha usato la n word, quel pedofilo!
Silenzio.
Capito come?
Ma tutto quello che abbiamo scritto fino ad ora era vero? O non era forse solo un nostro delirio. Come nel caso di Giesucristo, anche per Bispensiero nascono continuamente dei dubbi sui motivi della condanna. Perché il suo profilo fu cancellato? Per presunta apologia del lolitismo o del nazismo? Qual è la verità veramente vera? Invitammo i nostri lettori a mandarci le loro testimonianze (non le loro opinioni), ma non ricevemmo granché di utile. Anzi, parecchi non sapevano nemmeno di cosa stessimo parlando.
E tuttavia da alcuni vaghi accenni ci sembrò che il mistero della scomparsa di Bispensiero iniziasse a chiarirsi. A quanto pare la leggenda del pedobear era infondata, e anche quella dell’apologia del nazismo, mentre tornava in primo piano (e forse non poteva essere altrimenti) l’unico tema che da anni ossessiona i compagni ancora più di Berlusconi: gli extracomunitari.
Sembra infatti che negli ultimi giorni di vita dell’account il faceto Bispensiero abbia preso in giro l’Arci con un finto ma assai credibile manifesto sugli stupratori extracomunitari, che notoriamente sono (in numero assoluto) meno di quelli italiani, mentre in proporzione alla popolazione di riferimento sono assai di più (del resto è abbastanza prevedibile che le fasce di popolazione più povere tendano a commettere più reati di tipo violento).
Il punto è tutt’ora considerato fondamentale dalla propaganda, e infatti ormai i giornali nei titoli omettono la nazionalità dei presunti delinquenti scrivendo “un uomo”, “un giovane”, “un ventenne”, etc.: questo perché non bisogna dare al popolo (che legge solo i titoli) impressioni sbagliate. Il procedimento è diventato così sistematico che si può affermare “Un uomo si aggira per l’Europa”.
Pensate quindi lo scandalo suscitato dal Bispe col suo infame manifesto che diceva la verità. Da lì proteste degli Arcigni, segnalazioni e altre compagnate, con conseguente blocco della pagina.
Su ciò che accadde poi le testimonianze divergono. Alcuni dicono che il Bispe ricominciò a postare intensificando ancora la sua trasformazione in fascio e così fu giustamente abbattuto da facebook. Altri dicono che invece fu proprio lui a chiudere la pagina, ritirandosi a meditare vendetta****.

Alla fine probabilmente anche Bispensiero, come Cristo, fu tradito da uno che considerava un amico, il che ci impone di esaminare le motivazioni del traditore. Difficile che agisse per denaro: chi poteva mai pagarlo? Più facile che il movente fosse ideologico, che c’entrasse la solita compagnanza.
All’inizio questo tizio deve aver seguito Bispensiero riconoscendone il dono, che credeva prima o poi sarebbe stato usato contro il nemico, contro i maledetti fascisti. Ma poi vide che il Bispe continuava a cazzeggiare, che non si decideva ad assumersi la sua missione e allora cominciò a stimarlo pazzo, e si sentì tradito. Sì. Lui, il futuro Giuda, si sentì deluso e tradito dalla parabola (mò ci vuole) del Bispe, e allora decise di denunciarlo e gli scoccò il bacio, quello che avrebbe attirato lo sguardo ipocrita e malevolo dell’Arci. E non solo lui ma tutti gli amici lo tradirono! Nessuno alzò un dito! Bispe stava già per dire “rimetti la spada nel fo…” quando si accorse che nessuno brandiva spade, nessuno protestava, e forse nessuno avrebbe neanche ricordato. Fu allora che, citando Elia Spallanzani, disse la famosa frase: “In verità vi dico ogni uomo è Cristo, e sarà crocifisso”.
Per onestà però dobbiamo chiederci: che cosa facevamo noi mentre su Bispe cadeva la vile sassaiola dei compagni? Perché neppure noi abbiamo reagito? Siamo stati vili o eravamo distratti? Sinceramente non ci ricordiamo. Benché sia passato così poco tempo, il diabolico meccanismo di facebook aiuta l’oblio. Probabilmente all’epoca non avevamo ancora capito il Bispe, anche perché non si poteva capire. Anzi è stata proprio la nostra mania di capire, cioè di assorbire, tagliare e incasellare dentro di noi che ci ha allontanato dall’incasellabile figuro. Il Bispe, si può dire, ci aveva stancato, nel senso di affaticato, ed è proprio quando cominci ad evitare sistematicamente le cose stancanti che puoi definirti vecchio, o compagno, o fascista, o comunque definito, “completo”. E come c’è gente che a cinquant’anni si compra per la prima volta la moto, adesso anche noi patiamo il fascino di un passato che non si può più realizzare: non aver capito (che non si doveva capire) all’epoca vuol dire non poterlo più capire mai. E in fondo è solo questa consapevolezza che ci distingue da un apologeta o da un Giuda.
Ma come è scritto nel Pistis Sophia, o Vangielo del Salvatore, dopo la resurrezione Gristo non ascendette, ma restette altri 11 anni con gli appostoli svelandogli la conoscienza secreta. Così noi sappiamo che anche Bizpenziero si aggira ancora tra noi, chiotto, losco, sotto travisate parvenze, magari quelle di un kebabbaro molto pio, e ci insenia la sua paradossale dottrina al sicuro delle insidie velenose degli amici-compagni, e delle sporche menzogne dei linguoputtani.
* Non vorremmo dare l’impressione di spendere parole a favore del popolo. Noi disprezziamo il popolo almeno quanto la sinistra, ma al contrario della sinistra non diciamo di amarlo.
** Si noti che i compagni non sono cattivi, e al bispo gli avevano dato una possibilità di salvarsi, provando a catalogarlo come “autistico”, cioè pazzo, cioè non responsabile o comunque ininfluente. Se avesse accettato l’etichetta sarebbe ancora tra noi. Ma lui, il vizioso, niente.
*** A favore dei compagni va detto che, come la camorra, avvertono quasi sempre. Di fronte a qualsiasi predicatore il loro primo tentativo è di arruolarlo tra i compagni o almeno di fargli dire ciò che conviene a loro. Se poi uno insiste nell’errore la colpa è sua.
Nota per un aspirante bispensiero: ricevuto il primo avvertimento dei compagni (ad es. un piccolo grappolo di segnalazioni di un tuo post di 3 anni fa in cui, a causa di un momentaneo smarrimento delle tue facoltà, hai riferito la battuta di un vecchio e ormai rinnegato amico non evoluto contenente la parola nergo), sai bene come regolarti. Sai che se non fai bravo il prossimo passo non sarà un attacco, perché i compagni istruiti attaccano solo quando possono spacciarsi per Davide contro Golia. Quando il bersaglio è ancora piccolo, la tattica è sempre e sistematicamente il silenzio. Il motivo (banalissimo) per cui i compagni si danno al linciaggio solo di personaggi famosi è che tanto sarebbero famosi lo stesso. Ad es., Briatore fa già notizia, quindi secondo loro ignorarlo non gli fa danno, mentre dargli addosso trasferisce la visibilità di Briatore sulla protesta: inoltre non è che Briatore possa fargli qualcosa, quindi non rischiano nulla. Ma nel tuo caso invece il silenzio funziona.
**** Noi, grazie alla lunga esperienza nello smascherare impostori e altri falsoni, crediamo poco alla tesi per cui dopo il linciaggio da parte dei punk à bestia dell’Arci Bispensiero avrebbe chiuso la pagina per aprirne un’altra e che per dispetto sia passato definitivamente al lato oscuro, cioè al fascismo più spudorato. Comunque, se fosse andata così avremmo la conferma che i compagni tendono a creare i fasci, come del resto pronosticato dalla sapida vignetta del fu Bispe posta in cima all’articolo.