Orsi e orsini

Pare che gli orsi abbiano un bell’olfatto. Il tipo del documentario* diceva trecento volte più fine di quello del cane, ma siccome era un americano si tratta certamente di banfate. Però da qualche parte abbiamo letto che l’orso annusa l’uomo a due chilometri di distanza. Ci chiediamo come si sia mai potuto pensare di ragionare con un orso, un essere che percepisce il mondo in maniera così radicalmente diversa dalla nostra. Che accadrebbe se gli uomini sentissero l’odore dei loro simili a due chilometri? I circoletti si diraderebbero alquanto, la socialità è permessa solo dalla perdita dell’olfatto, infatti gli orsi fanno raramente comunella, se ne stanno ognuno per i cazzi suoi, a grattarsi contro l’albero o a scovare i 20-30 chili di carne al giorno che gli servono per sopravvivere. La loro orrenda mole e voracità è temperata appunto dal fatto che non si possono soffrire l’un l’altro, non possono organizzare dibattiti né associazioni culturali, non possono cioè unire le forze per il bene (o per più preciso dire il male) del prossimo.

A questo punto è chiaro che la salvezza del mondo richiede la nostra trasformazione in orsi e perciò quella mente che agita la storia ci sta fornendo di un altro senso, della capacità di annusare la puzza di merda del prossimo nelle sue parole, e adesso siamo in grado di farlo con grande rapidità e a migliaia e migliaia di chilometri di distanza, non c’è più limite alla distanza cui possiamo cogliere la puzza schifosa degli altri, e non c’è riparo: filtra dovunque, ci insegue nei letti, nei cessi, esala da questi rettangoli di plastica che stringiamo tutto il giorno in mano, da questa puzza non ci libereremo mai.

P.S. È bene sapere, per chi voglia avventurarsi nella boscaglia, che l’orso medio è tanto nasuto quanto miope. Questa miopia è la causa della cattiva reputazione dell’orso in società, perché l’animale non risponde quasi mai ai saluti.

* L’altra sera abbiamo visto una specie di documentario intitolato “la fortezza degli orsi”: due bianchi accompagnati da un indiano cercano un orso lungo 4 metri in un’isola tipo dell’Alaska dove vive un fottio di orsi. L’indiano ci vuole per forza perché quella zona è riserva e per entrarci serve il permesso degli anziani del villaggio, che interrogano anche una specie di cappello magico perché credono (o più probabilmente fingono di credere) che gli orsi vedano e sentano tutto e quindi che gli si debba spiegare la situazione. Durante il viaggio (che sarebbe anche affascinante se non fosse per i commenti entusiasti e ripetitivi dei due bianchi) l’indiano-guida racconta anche una storia, di quando dovette “addormentare” un’orsa ferita e il giorno dopo, tornato sul posto, vide altri sei orsi sollevarla e andarla a seppellire. I due bianchi fingono di credere alla storiella ed è una delle scene più imbarazzanti ma anche più istruttive che abbiamo mai visto. Naturalmente è una situazione senza uscita: ridere in faccia all’indiano sarebbe forse letale scostumatezza, mentre assecondarlo calorosamente sarebbe condiscendenza. La morale è che l’unico modo per evitare lo scontro culturale è evitare l’indiano. L’orso gigante, nel frattempo, continua a dare elusivi segni di se dalla boscaglia, graffiando alberi con gli artigli e scagazzando denti di cervo, o lanciando nella notte versi francamente orribili, agghiaccianti, che riempirebbero di sacro terrore qualsiasi uomo dotato di un po’ di sensibilità: ma ovviamente non gli americani, che tra l’altro hanno un fucile. La speranza che l’orso mostruoso li sbrani purtroppo resta tale, ma in compenso i due non riescono che a cogliere l’immagine fugace di un grosso orso del cazzo, che potrebbe (ma anche no) essere quello che cercano. La spedizione, quindi, in definitiva è un mezzo fallimento: il che non impedisce ai due disutili di bullarsene lungamente.

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Una risposta a Orsi e orsini

  1. Andrea Giammanco ha detto:

    Titolo click-bait malizioso, dato il momento storico.

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