Il vero carattere dei compagni

Inquietante è accorgersi di avere un vizio in comune coi compagni. Ad esempio, ci piacciono i font con variazioni semi casuali che li fanno somigliare alla stampa di una volta, quella veramente bella (veramente vera). Recuperammo caratteri del genere, del tipo macchina da scrivere, meditando di usarli per l’ennesima opera destinata all’incacaggio (poi più saggiamente non ne abbiamo fatto nulla). Adesso vediamo che c’è un’intera rivista dei compagni (ilcovile) fatta tutta con caratteri variati. Hanno creato uno script che altera leggermente dimensione, posizione e spessore delle lettere in modo che ad es. due “e” siano una diversa dall’altra e così via. Abbiamo anche provato a usarlo (tocca installare quel puttanaio di libreoffice oltre alla loro estensione), ma quando esportiamo il file in pdf il carattere non viene inglobato e quindi lo vediamo solo noi. Può anche darsi che sbagliamo qualcosa ma siamo più inclini a dare come sempre la colpa ai comunisti.

P.S.
È indicativo che tra i fan dei vecchi caratteri stampati storti ci siano soprattutto compagni. Un hobby così snob e conservatore non poteva che essere diffuso tra di loro. Il punto è che i compagni hanno occupato tutte le nicchie possibili: i tradizionalisti sono compagni, persino i preti. I nostalgici e gli elitari? Sono compagni. In Italia gli anticomunisti più feroci sono, manco a dirlo, tutti compagni. Ci sono i compagni progressisti e quelli antiprogressisti, i compagni di destra e quelli di sinistra.

In effetti nel nostro paese la parola “compagno” è tornata al suo significato antico di “quello con cui ci si sparte la merenda”, in pratica commensale. Che cosa si dica poi in queste mense è relativo. Fuori restano i cani sciolti, i non intruppabili, gli ossessi, gli impallinati, quelli che non hanno un cazzo da spartire né vogliono spartire un cazzo. La compagneria sembra l’elemento dominante del panorama culturale per la semplice ragione che è solo una forma di organizzazione, in effetti l’unica forma di organizzazione, ed è a ben vedere neutrale: può dire qualsiasi cosa, di destra o di sinistra che sia, basta che mantenga la distinzione tra sé e il resto del mondo (“noi” contro tu).

È una forma di associazione così antica e diffusa che proprio un compagno notava quanto somigliasse all’associazione a delinquere: tranne, ovviamente, nel fine di delinquere. Il fine resta lecito, persino commendevole, ma privato. E come esistono associazioni di trombettieri di ogni fede politica, così ci sono gruppi di compagni di ogni colore, per tutti i gusti.

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2 risposte a Il vero carattere dei compagni

  1. Riccardo ha detto:

    Non sarà un caso che in greco commensale si dice “paràsitos”, da cui il nostro parassita.

  2. lastlightx ha detto:

    ciuao ameeci, ogni tanto passerò di qui a fare un salootino

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