A sorpresa, quasi a sfregio, l’amico Al Damerini ci invia la copia restaurata di una rarissima interpretazione di una poesia di Lovecraft tradotta da Elia Spallanzani e pubblicata nella sua raccolta “I fiori dell’8”.
All’epoca Lovecraft non era ancora caduto in mano alla plebe come oggi, anzi era praticamente il grande scrittore misconosciuto per antonomasia, per cui fu inevitabile che Spallanzani sentisse una vicinanza, quasi una fratellanza con lo sfortunato, reazionario e misogino gentiluomo della Nuova Inghilterra.
Non abbiamo palore per ringraziare l’amico Al, ma includeremo di certo il suo contributo nel laser disc celebrativo che stiamo preparando per il centenario della nascita di Spallanzani, che in effetti è stato l’anno scorso.