Tra le carte dell’Elia abbiamo ritrovato una sorta di reclamo indirizzato al Ministo delle Finanze per quella famosa storia dei bilanci truccati della casa editrice Bomarzo. La maniera abrupta con cui si interrompe lascia dei dubbi sull’effettiva spedizione e fa tornare in mente un altro capitolo della lotta dell’Elia contro la giustizia. In ogni caso, siccome contiene delle verità universali abbiamo pensato di riprodurlo di seguito:
“ECCELLENZA!
Come certamente saprà il sottoscritto è quotidianamente bersagliato da cartelle esattoriali per presunte irregolarità nei bilanci, ma forse non sa che io di tutta la faccenda, dell’accertamento e dei verbali non sapevo niente, niente!
Ho trovato il piattino già pronto! E questo non è giusto! Quando sono arrivato le carte erano tutte per aria, nessuno mi aveva avvertito! E’ conforme questo alla nostra civiltà giuridica? Io dico di no.
Certo qualcuno potrebbe sostenere che il preavviso dell’ispezione della Finanza era stato consegnato al mio portiere. E questo è tecnicamente vero. Ma Lei (o Ella, come preferisce) sarà senz’altro al corrente delle prassi dei portieri, avendone tanti lassù, nel suo ministero, e lautamente pagati. E quindi lei sa benissimo come si comportano, e mica solo loro!
Nonostante l’abitudine, alla mia età continuo a stupirmi e indignami per l’apparente incapacità di certe persone di riferire fatti e/o messaggi senza mimare tutta la scena. Per esempio, non è che il mio portiere mi ha detto “è passata la finanza che ti cercava”: no. Ha cominciato a dire “stamattina è venuto uno, uno che non conoscevo, e ha cominciato a dire ah ma abita qua il tale, e allora io gli ho detto “ma tu che te ne vuoi fare?”, e allora lui sai che ha detto? Ha detto eh no, perché gli devo dire una cosa…
E poi un’altra mezz’ora di scenetta recitata battuta per battuta, con tutte le smorfie e sovente le digressioni, con quel tipico fare da pagliaccio dei nostri connazionali, concittadini, coinquilini, il dover sempre rimettere in piedi la recita, e anche il tuo dover fare finta che la recita ti interessa, perché se non contribuisci anche tu, almeno in spirito, il fatterello non va avanti.
E che sia passata l’ FBI, la finanza o semplicemente il ragazzo dei caffè non fa nessuna differenza, la recita dura sempre mezz’ora, è sempre ricchissima di dettagli, inflessioni dialettali, appelli alla partecipazione, è ugualmente lunga a prescindere dell’importanza o gravità del fatto, è solo del tempo che l’altro ha da sprecare e quindi è implicito che devi sprecarlo pure tu.
Perché in definitiva il tipo nella sua mente non ti sta dicendo una cosa che riguarda te, ma una cosa che riguarda lui: è una delle sue avventure e te la devi gustare tutta, tanto più che sei costretto perché in quel cumulo di irrilevanza c’è un brandello di informazione incidentalmente diretto a te, e quindi il tizio non si farà sfuggire l’occasione di poterti raccontare la sua mattinata questa volta che non puoi scappare!
Ed essendo una sua avventura, naturalmente il fatto si riempie di fandonie, millanterie, battute fulminanti, saporite imprecazioni, o anche invocazioni, e bestemmie: diventa un incontro memorabile, una sfida di intelligenze e poi di caratteri, una miniera di arguzie, mentre tu rassegnato inizi a pensare che in fondo non te ne frega più un cazzo di sapere chi è passato, o che voleva, e che l’unica cosa sana sarebbe gridare, metterti a gridare come un ossesso che tu questa gente non solo la disprezzi e la odii, ma che ormai vorresti proprio vederla morta, e prima ancora che apra la bocca: che vorresti semplicemente vederla morta e questo sarebbe sufficiente, anche se poi la finanza ti portasse subito via per farti caccciare i soldi a botte di calci nei coglioni: di tutto ti risarcirebbe sapere che quella gente è morta e con lei tutta la sozza raccolta di aneddoti, fanfaronate, squallide illusioni e inutili menzogne: che dicono così, per senza niente, per puro vizio.
E penso con questo di aver detto tutto.
Mi stia bene,
E.S.”