Anni fa dei giornalisti, nell’intervistare un misogino, si sentirono già in dovere di precisare che se non contestavano le sue osservazioni non era perché le condividessero, ma semplicemente perché non sarebbe servito a nulla: e ciò non perché quell’individuo fosse un pazzo estremista, ma perché apparteneva all’antica categoria degli “originali”: persone che non avendo nulla da fare potevano passare un intero pomeriggio a sostenere un paradosso o un’assurdità. Il problema era quindi quello di una diversa concezione del tempo. La persona normale, sottintendevano i giornalisti, aderisce alle idee comuni innanzitutto per risparmiare tempo, per evitare infinite e capziose discussioni, e non perché creda davvero che quelle opinioni sono fondate. Nemmeno l’originale ha alcun interesse per la sostanza dei fatti, ma l’ozio gli consente di palleggiare un’idea all’infinito. I giornalisti trovavano il personaggio divertente e anzi si lagnavano del fatto che gli originali fossero in via di estinzione. Errore. Vasto e inspiegabile errore, da parte di persone così intelligenti. Perché infatti gli “originali”, nel senso indicato, si sono moltiplicati: milioni di persone hanno ormai moltissimo tempo libero, sia perché non hanno un lavoro, sia perché ce l’hanno ma consiste nel fare nulla, e così la quantità di gente che abbandona le “idee comuni” per il semplice motivo che non ha un cazzo da fare è aumentata vertiginosamente. Questa gente può sostenere qualsiasi tesi, anzi non ha la minima importanza quale tesi sostiene perché il suo tratto essenziale è che è disposta a ribattere a ogni obiezione per un tempo pressoché infinito. Il suo è solo un gioco, un modo di passare il tempo, e infatti il tempo passa.
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