Nella c.d. trilogia del nord (Nord, Da un castello all’altro e Rigodon) Céline lamenta infinite volte che quando scappò dalla Francia i compagni gli rubarono non solo tutti i mobili di casa ma anche tre romanzi inediti. La Fondazione non aveva mai creduto molto a questa storia: perché non si era portato dietro i manoscritti? In fondo doveva conoscerne il valore. All’epoca Céline aveva venduto qualcosa come mezzo milione di copie.
Trascuravamo però di considerare una cosa di cui abbiamo anche triste esperienza, e cioè che un romanzo, prima di essere impacchettato e stampato, può tranquillamente occupare un metro cubo di carta. Ed in effetti è così perché di recente le carte di Céline sono ricomparse: quindici anni fa i misteriosi compagni-ladroni sono andati da un avvocato e gli hanno consegnato buste e buste di immondizia piene di manoscritti, col patto di non renderli pubblici prima della morte della vedova di Céline, per non farle guadagnare nulla. La signora Lucette ha avuto la cattiva idea di campare 107 anni e così siamo arrivati al 2021.
Forse però bisogna ringraziare i compagni, mossi come sempre da odio disinteressato, perché senza il loro furtone magari Céline non sarebbe arrivato al fondo della disperazione e non avrebbe scritto “Nord”, che è addirittura più bello del Voyage e di Morte a credito.
Ma il punto essenziale rimane un altro: che cosa ne sarà del putiferio di carte spallanzanesche che siamo andati riscoprendo negli ultimi vent’anni? Migliaia e migliaia di pagine, migliaia di file con infinite varianti. I fogli cominciano già a ingiallire, i computer che ospitano i file sono già obsoleti: tutta questa roba che occupa un’intera stanza sta marcendo a una velocità inaudita, probabilmente diventerà illeggibile ancora prima della nostra pur prossima morte. Quando dovremo spostarci, non avremo modo di portarcela dietro, e non ci saranno neanche ladri scrupolosi, compagnissimi o meno, a preservarla per noi.