L’anno scorso abbiamo scritto tre piccole sceneggiature piene di odio e di livore anticompagnesco. Quest’anno è stato ancora più terrificante di quelli precedenti, per quanto sembri incredibile, e siamo molto maturati, quindi a parziale discolpa abbiamo recuperato una quarta sceneggiatura, che pure era stata scritta all’epoca:
“Nell’ultima puntata del film a happysodi “I mostriciattoli” la protagonista è il solito cervello in fuga attivista psichica dei diritti umani che come ogni giorno apre internet per sghignazzare sulle caricature della sua stessa classe sociale che fa un anziano fascista.
Oggi però la pagina è vuota, cioè non c’è niente di nuovo, solo i due-tremila vecchi post scritti negli ultimi quindici anni. Vagamente indispettita dalla mancanza della sua dose quotidiana e gratuita di sghignazzo, la tizia apre qualche altra pagina simile e si consola.
Passa qualche giorno e la scena si ripete. La pagina del vecchio è sempre ferma, cioè vuota. Potrebbe anche essere morto, pensa la donna, ma poi riflette che prestare attenzione a una voce disincarnata tra milioni vorrebbe dire riconoscerle qualche elemento di realtà. A questo punto dovrebbe cominciare a vedere come individui anche tutti gli altri, tutti i drammi lontani e collettivi per cui ironicamente si strugge diventerebbero reali, tutti gli “amici” di internet potrebbero presentarsi alla porta, reclamare attenzione, forse addirittura chiederle una sigaretta e questo è impensabile. Deve assolutamente difendersi da questa pressione ricattatoria del mondo che reclama di essere di carne e sangue invece della vignetta che guarda ogni mattina mentre la grande macchina distilla goccia a goccia il suo stipendio dall’etere del cosmo.
Questi strani pensieri le sembrano in qualche modo meritevoli, come del resto tutto ciò che pensa, e quindi decide di scriverli.Un mese dopo sta di nuovo scrivendo: due like l’hanno convinta che ciò che pensa interessa a qualcuno, e sei mesi dopo invece di 2 sono 3.
Quindici anni dopo la donna sta ancora scrivendo ogni giorno quel che le viene in mente, ormai ha quasi mille like e di botto le torna in mente quel vecchio. Ma che fine avrà fatto? Avrà mai ricominciato? Anche lui, quindici anni fa, aveva forse un migliaio di like.
Cerca di ritrovare quella pagina ma non ci riesce, è sparita anche dalle cache e in realtà potrebbe non essere mai esistita. La donna si guarda riflessa nel monitor, pensa che ha sessant’anni e pensa ai suoi mille fedeli seguaci. Scrive: “raga qualcuno mi offre una sigaretta?”.
Tutto sfuma nel buio mentre una piccola, meccanica, orrenda risata di vecchio copre il rumore della ventola.”
P.S.
Di nuovo: quanto siamo ingiusti nell’accusare i compagni di essere degli ipocriti. Il loro modello è così alto, e sarebbe illogico aspettarsi che chi idolatra un santo si comporti come lui. Anzi è proprio l’inferiorità morale del fedele che spiega la sua idolatria per l’irraggiungibile modello. Lo spirito vorrebbe innalzarsi, ma la carne è debole, e quindi a maggior ragione ci vuole il santo. Di conseguenza è normale che il compagno concreto si comporti in maniera molto diversa dall’idolo, così come è normale che il fanatico del mercato tenga al suo posto pubblico.
Allora è giusto mortificare la tensione dell’altro verso l’ideale sottolineando continuamente le sue debolezze e le sue cadute? Sicuramente è ingeneroso. Ma come capire se lui se ne rende conto? Perché se lo sa, lo si deve comprendere. Ma se non se ne accorge? In questo caso non sarebbe bene dirglielo? È vero, bisognerebbe avere la generosità, anche la carità, di supporre che l’altro sappia, e che della sua inadeguatezza almeno intimamente soffra, e che si ripromette di cambiare. Che sia forse debole ma non disonesto. Però davanti alle sue parole sempre così nette, alla sua tronfia faccia di merda dell’uomo contento di sé è così difficile crederlo…
Forse a questo (anche a questo) serviva la confessione, a rassicurare tutti che gli uomini, anche i più spavaldi, ammettevano con altri uomini le loro debolezze. È più facile credere questo che fidarsi della confessione a dio o a se stessi. Infatti la confessione, addirittura quella pubblica, viene ripescata nei gruppi di autoaiuto e roba del genere, ed evidentemente serve soprattutto a questo, a cementare la carità e la fiducia dei membri tra loro, provando ad ognuno quanto l’altro sia almeno consapevole dei suoi vizi, se non abbastanza forte da vincerli.
Poi ovviamente c’è il rischio di passare dalla confessione all’istrionismo (a a a), e anche quello di essere plagiati o voler plagiare. Non c’è una strada sicura. Ma in fondo anche questo si sapeva già.
P.P.S. Del resto anche i compagni di una volta, quelli veramente veri, provarono con la tattica dell’autocritica: andarono forse un tantino oltre. Il che magari spiega come mai i loro eredi di passarsi una mano sulla coscienza non ne vogliano nemmeno sentir parlare a a a… ipocriti di merda A A A!