Un altro settore di cui i compagni si sono spudoratamente appropriati è quello delle panzoni copolari, rendendole ancora più odiose di quanto già non siano per fatti loro. Siccome (appunto) vengono attribuite al poppolo, i compagni ne hanno fatto una specie di rivendicazioni compagnesche ante litteram: come se il tema dei ricchi carogna fosse un’esclusiva loro e non un elemento costante di qualsiasi società umana, un cardine di quel “compagnismo eterno” che Umberto Eco si è guardato bene dall’analizzare. Ma la canzone popolare include spesso temi assolutamente non compagni, temi delicati e signorili, di origine aristocratica, o almeno copie di temi aristocratici, perché il poppolo ha sempre subito la fascinazione dei “signori” e ne ha scimmiottato i riti. Prendiamo ad esempio la celebre “tarantella del Gargano“* rifatta da centinaia di gruppi dall’aria profondamente compagna: è una piccola ricetta di seduzione (lenta, non urlata, in minore).
Come far innamorare una donna? Costruendo un giardino di rose, con pietre preziose e ori fini: porre al centro una fontana d’acqua sorgente, che attiri gli uccelli: lo stesso amante si trasforma in volatile per riposare a fianco della sua Madonna: di cui l’ha fatto innamorare l’andatura e “lu parlare”. Un’immagine talmente dolce, nobile, chiaramente derivata dal giardino d’amore della letteratura cortese. Poi però all’improvviso la canzone prende un tono popolare, dice ovvietà contadinesche (se non eri bella non mi innamoravi), accenna volgarmente alla deflorazione (c’è una cosa che ti deve dire tua madre e adesso te la dico io): infatti è stata trasformata in una canzone di nozze, e il popolo ama questo tipo di allusioni. Sembra quasi che sul tronco antico sia stata innestata una piantaccia più utile e produttiva. Eppure come al solito dobbiamo ringraziare, perché l’incresciosa e per molti versi orrenda vitalità del poppolo ha comunque tramandato quella radice, che altrimenti si sarebbe estinta insieme alla raffinata, aristocratica società che l’ha prodotta. Ma questo ai compagni non ditelo.
* Esistono moltissime versioni cantate meglio di questa, ma è l’unica che abbiamo trovato che si ferma prima di scadere nella volgarità. Significativo che sia opera di forestieri. Si confronti con questa versione in cui invece il finale volgare e popolaresco prende il sopravvento.