È interessante notare che Grisdo disse al ladrone “in verità etc, OGGI tu sarai con me in paradiso”.
Tuttavia, come è noto Giesù “morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno etc”. Quindi non andò “oggi” in paradiso, ma si intrattenne un po’ all’inferno e solo dopo tre giorni resuscitò e ancora dopo diverso tempo ascese al cielo. E allora? Com’è ‘sto fatto? E il ladrone nel frattempo dov’era? O Grisdo, già che c’era, andò contemporaneamente all’inferno e in cielo, quasi fosse composto da più parti?
In verità la soluzione più probabile è questa: che Grisdo, essendo veramente VUOMO, non sapeva con certezza quel che sarebbe successo. Certo lui pensava che sarebbe andato subito in paradiso, ci credeva, ma NON LO SAPEVA con la certezza di dio, anche perché tra l’altro se l’avesse saputo con certezza NON AVREBBE POTUTO CREDERCI con tutta la volontà e tutta l’anima: l’avrebbe semplicemente saputo, che è molto meno. Sicché in perfetta buona fede parlò al ladrone e quando poi venne il momento VIDE L’INFERNO. Un istante prima della morte, lo vide, e totalmente sorpreso disperò: per questo disse “perché mi hai abbandonato?”: le sue ultime palore. Che solo in questo modo sono VERAMENTE VERE, solo così hanno un senso! Egli, come ogni uomo, giunto alla soglia della morte ebbe in dono la visione dell’inferno, perché fosse più grande e magnifica la risalita. Questo è accaduto: e continuerà ad accadere fino alla consumazione dei secoli.
Riccardo Raccis: Chiaramente non sapeva con certezza, che altrimenti il sacrificio sarebbe stato futile.
Magdalena Giuli: E all’inferno e in cielo, come l’Eracle omerico.
Glauco Carriero: Credo di poter dire con cognizione di causa che la Resurrezione dopo 3 giorni si riferisca alla persona integrale di Gesù, in anima E CORPO, ma la resurrezione spirituale, dell’anima, al cospetto del Padre, avvenga in modo istantaneo dopo la morte, dal momento che l’anima non patisce spazio tempo. Quindi possiamo dire che Gesù, subito dopo la morte, in quello che in termini umani possiamo definire ‘un attimo’ (ma ricordiamoci che non esiste tempo, per gli spiriti, al massimo lo spazio tempo è toccato da alcuni effetti prodotti dagli spiriti) abbia visitato ‘gli inferi’ (ovvero il limbo dei patriarchi) e tornato al cospetto del Padre in ‘paradiso’.
Anche quando Gesù dice alla Maddalena ‘non mi toccare perché non sono ancora tornato al Padre’ ecc, in realtà di riferisce sempre alla sua natura umana integra e completa di anima e corpo ma la sua anima (non avendo bisogno di Giudizio particolare o comunque dopo questo giudizio atemporale) dopo la morte era già entrata nella gloria.
Per quanto riguarda la visione dell’inferno da parte di Gesù, credo che le cose stiano diversamente. Intanto Gesù ha già patito quella visione (ovvero quella della eterna dannazione degli uomini, più che la ferocia dei demoni) nell’agonia del Getsemani, quando ha preso su di sé in modo pieno e vivo tutto l’umano, soprattutto tutte le colpe di ogni singolo uomo e di tutta la razza, patendone le consegne davanti alla Giustizia Divina al posto nostro.
Poi sì, certamente anche sulla croce ha rivissuto quel particolare dolore della Sua Passione (ovvero il sentirsi rigettato da Dio Padre, che Lui ama in modo infinito, quindi l’amore non corrisposto a caslusa della colpa è l’inferno, il dolore più grande che uno che ama).
Alcuni mistici sostengono che il dolore più grande provato nella Passione sia stato quello di vedere comunque molte anime scegliere l’inferno, nonostante il sacrificio Suo, perché questo è il mistero grande della libertà degli esseri razionali (angeli e uomini). Solo che per gli angeli la scelta è immediata e irreversibile, perché la loro conoscenza è più immediata rispetto alla nostra di esseri anche materiali.
La Fondazione: Tutto molto bello ma l’anima non muore, e se per lei il tempo non esiste allora volendo può essere stata contemporaneamente in cielo e all’inferno, come ipotizzavamo. Ma quel che ci colpisce in realtà è altro, ossia quello che pensa un uomo che, in tesi, è anche Dio: è “normale” che soffra l’inferno degli altri, il problema è se soffre il suo. Perché tutto sia vero, Cristo nel tempo non deve sapere.
Glauco Carriero: Dobbiamo comunque distinguere l’anima di Cristo dalla sua Divinità: in questo modo la sua Divinità è sempre unita al Padre, ma la sua anima, nelle ‘parti basse’ (oddio che brutto modo di dire in questo contesto) resta nella ignoranza cecità ecc. Per ‘parti basse’ dell’anima si intendono le facoltà spirituali inferiori, che possono essere soggette al tempo, all’ignoranza, alla cecità; mentre la parte superiore è intimamente unita alla Divinità.
Quindi sì, possiamo dire che Cristo soprattutto nella Passione sia stato soggetto (nelle sue facoltà spirituali inferiori e ovviamente nel corpo) a ignoranza/cecità, come parte della prova liberamente scelta, ma tenendo presente che la sua parte nobile era pienamente consapevole e nella gioia.
Per quanto riguarda inferno e paradiso, non essendo questi ‘luoghi’ soggetti a spazio e tempo, non fanno problema.
La Fondazione: La Fondazione non riesce a credere: detto questo, riesce però a immaginare quel che vorrebbe credere, e cioè in un dio che rinuncia alla divinità: in cambio di nulla, nemmeno della salvezza dell’umanità. E che tutto ciò che è avvenuto dopo sia come la trasformazione della bestia della favola dopo il bacio: un atto altrettanto gratuito, qualcosa che non appartiene al mondo della necessità e della causalità. Quando nella favola la donna bacia il mostro, l’ama già. Il “miracolo” in effetti è già avvenuto, quel che segue è un di più, una grazia sovrabbondante diciamo. E così, se noi fossimo capaci di credere vorremmo credere che la rinuncia alla divinità (completa, totale, in tutti i livelli dell’essere e dell’universo) è già il culmine di tutto. La resurrezione, la salvezza e il paradiso potrebbero anche non esserci e questo non toglierebbe nulla al miracolo.
Glauco Carriero: Comunque, andando a riprendere il testo in greco e leggendo qualche commentario, pare che il termine ‘paradiso’ sia usato (anche in questo contesto) per indicare il limbo, ovvero il riposo dei patriarchi, dove non si soffre ma si attende l’avvento del Messia per poter entrare nelle gloria del volto del Padre. Quindi dire ‘oggi sarai con me in Paradiso’ poteva semplicemente vole dire ‘oggi stesso andrai nel luogo del riposo dei padri giusti’.
Roberto Di Palma: Ottima lettura sulla duplice natura, ne propongo un’altra. Essendo l’inferno l’assenza di Dio, Gesù non va all’inferno nel senso in cui ci potrei andare io ma distrugge gli inferi. Tu sarai con me e tu sarai in Paradiso significano la stessa cosa.
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