Calassia Calasso

Il 29 luglio è morto Roberto Calasso.
La Fondazione, come tutti i sedicenti intellettuali italiani, ha cercato alacremente nel suo archivio qualche vecchio pezzo dedicato al de cuius da poter riciclare per l’occasione, ma (puccioppo) l’unica cosa che abbiamo trovato non ci fa onore:

Ci siamo anche resi conto di proiettare sull’incolpevole Calasso il profondo disprezzo che nutriamo per i progressisti consapevoli che spesso fanno incetta degli Adelphi.

Li abbiamo subito immaginati in preda all’inquietudine: “cosa ne sarà di Adelphi?”, si staranno domandando. Che disdetta, proprio ora che avevano quasi completato lo scaffale con tutti i colori. Consci innanzitutto dei bisogni generali, con la fantasia li vediamo correre subito su amazon per ordinare le tinte mancanti (il libraio al cantone capirà, cinquanta centesimi di sconto sono cinquanta centesimi! E poi comunque le librerie deve mantenerle lo stato perché fanno bene).

Le tinte, dunque: ecco il compagno avvertito che si districa: malva, celo; topazio, celo; questo invece è… ma che cazzo di colore è questo? Luisella tu che dici, è arancione bruciato no? Falbo? Ma che vuol dire. Ma che colore di merda è “falbo”, dio sauro? Vabbè comunque non celo, pigia, ti dico pigia!

Il dubbio terribile, il dubbio orrendo del compagno è che questo brutto colpo frastorni la casa editrice al punto da indurla a pubblicare libri per la plebe: libri da poveri, buoni al massimo per leggerli, roba vecchia e scaduta di diritti, copertine bianche, povere, con quei caratteri finto bauau che andavano tanto negli anni settanta, sai, hai capito, come quei libretti che cercavano di venderti i comunis…

A questo punto il compagno (avvedutissimo, progressivissimo, da vent’anni inschiodabile addobbo di un dipartimento, di un ente inutilmente soppresso) sfiora una rivelazione, ma per fortuna la sfiora soltanto.

Uscendo dalle nostre meschine fantasie, ci siamo resi conto che (appunto) tutti stavano mettendo su internet la foto dei loro scaffali pieni di Adelphi di tutti i colori. L’unica altra pagina ferocemente e meschinamente critica era quella del sig. Totalitarismo:

In effetti è da oltre tre lustri che tento di dimostrare che lo sciamano dell’editoria italiana sia a capo di una cupola internazionale giudaico-massonica il cui unico scopo è la distruzione dell’umanità.”

Naturalmente è bastato non accodarci alla lode universale della Adelphi per scatenare contro di noi la macchina dell’odio, e del fango. Persone che non vogliamo nominare (ma sappiamo dove abitate: state in campana) malparlano nascostamente la Fondazione ed ironizzano sul fatto che anche noi possediamo dei volumi Adelphi, e alcuni li abbiamo persino recensiti.

Però noi, a differenza della gente poco signorile, non abbiamo mai nemmeno pensato di mettere tutti gli Adelphi in fila per bel vedere. No, la Fondazione li ha sempre buttati a casaccio nella sua libreria, così che a volte si trovano schiacciati tra due libri da bancarella, in modo da insegnargli l’umiltà, che cos’è.

E poi libri proprio di Calasso non ne abbiamo letti mai. In compenso cominciamo a sospettare che lui chiotto chiotto leggesse noi, ed in particolare il nostro storico pezzo sul turismo-terrorismo, che pare risuonare ne “L’innominabile attuale”, almeno a quanto ne scrive questo tizio.

Informazioni su eliaspallanzani

Blog dedicato etc
Questa voce è stata pubblicata in circoletti, illuminati. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Calassia Calasso

  1. Pingback: Anche questa inutile fretta è un dono | Fondazione Elia Spallanzani

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.