Notate che alcuni esperti, anche scienziati, cominciano a parlare di “effetto paradosso” delle vaccinazioni, riferendosi al fatto che il numero di vittime vaccinate è piuttosto alto.
In realtà non c’è nessun paradosso: è ovvio che man mano che sale il numero di vaccinati salirà anche quello delle persone che muoiono nonostante il vaccino.
Ad esempio, se il vaccino evita il 90% dei decessi, e i vaccinati sono il 90% della popolazione, il numero di vittime tra vaccinati e non vaccinati sarà pressoché uguale. Il dato che conta, ovviamente, non è il numero assoluto, ma la percentuale di vittime rispetto alla popolazione di riferimento: morirà, ad esempio, un non vaccinato su 10.000, e un vaccinato su centomila, quindi sempre dieci volte di meno.
Semmai il problema è che comincia ad esserci qualche dubbio che il vaccino sia così efficace.
Comunque questo lo sanno persino gli esperti, ma allora perché parlare di paradosso?

Deve trattarsi di suggestione giornalistica. Il giornalista medio ama la parola “paradosso”, che per lui significa più o meno “sorprendente” e al giornalista piacciono le cose sorprendenti, anche e soprattutto quando non lo sono perché sa che in mancanza il pubblico si addormenta. E così a furia di parlare a sproposito di paradosso l’errore contagia anche l’esperto, come nel famoso episodio del Pasticciaccio di Gadda, dove il commissario Ingravallo dapprima corregge i sedicenti testimoni (“ma quale assassine si non ce sta o’ muorte?”), e poi alla fine si accorge che sta dicendo anche lui “assassino”, traviato dalla “comunità fabulante”.
Che se poi uno volesse preoccuparsi davvero delle derive autoritarie dovrebbe notare che farsi insegnare il linguaggio dai giornalisti è uno dei segni più chiari che le cose vanno rapidamente in puzza. Che mestiere faceva il testa di morto col fez? Dove aveva imparato i suoi quattro trucchetti da imbonitore?