La Fondazione non va in vacanza

L’altro giorno ci dicevamo che sarebbe bello passare una settimana a camminare, fare uno di quei percorsi che organizzano i preti, ma ormai anche i non preti, dove ogni giorno cammini 20 chilometri e la sera vai a dormire dalle monache (ma ormai anche nei bedenbrekfa). Pur senza alcuna fede, il solo fatto meccanico di camminare dovrebbe riattivarti la circolazione del sangue, e poi le chiese sono piene di dipinti eccetera. Ma tutto questo poi non sarebbe una specie di parco a tema? Fare un finto pellegrinaggio, e senza nemmeno crederci.

E poi che gente incontreresti lungo questa specie di cammino? Mica i personaggi dei racconti di Canterbury. Nessuno si metterebbe a raccontarti novelle per far passare il tempo, sarebbe gente normale, che parla dell’ultimo oggetto che s’è comprata o commenta le notizie dei giornali. A questo punto se è una questione di camminare puoi fare anche su e giù per la collina vicino casa (dove di fatto non sei mai stato, ci sei solo passato qualche volta in macchina) e per i racconti ti porti un audio libro, o meglio ancora te li racconti da solo: altrimenti che cazzo hai letto a fare tremila libri mentre gli altri facevano (e con successo) i concorsi da uscieri, portantini e bidelli? Di storie ne hai imparate quante ne volevi mentre gli altri si inserivano nella vita comune che hai sempre tanto disprezzato, e che ciò nonostante si è imposta, come del resto suole fare la vita comune.

È una debolezza della vecchiaia illudersi che la realtà ceda in alcuni punti, che pagando qualche soldo si possa trovare un posto dove non esiste, un antico cammino di devozione, una casa di suore senza televisione: no, la scelta che uno ha fatto dovrebbe essere irrevocabile, anche perché non l’hai fatta nemmeno tu, tutto è accaduto secondo la necessità e non si può fare altro che andare avanti, irrevocabilmente appunto: l’altra vita non esiste, probabilmente non è mai esistita, è stata solo scritta, e quindi forse l’unico rimprovero che puoi muoverti è quello di non scriverne una anche tu, oppure forse visti gli effetti questo è il tuo unico merito, aver evitato di lasciare l’ennesima traccia dell’ennesimo cammino che non si può percorrere, pena la condanna a percorrerlo fino in fondo da solo. Come disse Giesucristo “io solo sono la via, e per esserlo cancello dietro di me la via”.

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