Cambiare niente perché niente cambi

La Fondazione, nella sua miseria anche morale, non guarda le televisioni a pagamento (tranne la Rai) e quindi a livello filmico abita una sorta di periferia dove tra i palazzoni degli anni ’70 già scrostati e cadenti spuntano le atroci case popolari delle serie televisive, le villette a schiera tutte uguali dei film d’azione americani e le baracche non prive di pretese dei film finanziati col contributo della regione Abruzzo. Oltraggiato dalla merda più recente, l’occhio cerca rifugio tra le modeste architetture di cinquant’anni fa e quindi rivediamo sempre gli stessi film: a pezzi, perché li abbiamo già stravisti, e notando ogni volta qualche minimo particolare cui finiamo per conferire importanza e persino valore profetico.

Ad esempio ieri hanno rimandato per la millesima volta il film di Lina Vermiulla col finto siciliano e la bottana industriale, e abbiamo guardato la scena in cui la suddetta bottana, giocando a carte, ripete le invettive contro il PC e i suoi colleghi ricchi che lo sostengono: e a un tratto un tipo biondo, seduto in disparte a leggere il giornale, le dice “basta Raffaella, quel che dici è volgare: le rivoluzioni le ha sempre fatte gente con un personale di servizio”.

Come non pensare che cinquant’anni sono passati senza alcun cambiamento? Come non pensare alla Boldrina, che per avere le mani libere nel fare la rivoluzione è suo malgrado costretta a tenersi la cameriera che le ritiri i vestiti e prenoti il parrucchiere? Come si può avere il tempo di rivoluzionare il mondo se tocca anche prenotare il parrucchiere? E mica si possono creare uguaglianza e giustizia per tutti con i capelli sporchi. Tutti i rivoluzionari con i capelli sporchi, noterete, hanno sempre fatto ben poca strada, a partire da Giesucristo.

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