Orwell, le brigate rosse, i finti paradossi, le nostre solite cose insomma

Come detto più volte, la sinistra (ma non solo la sinistra) usa “paradossalmente” in senso opposto rispetto al normale. Ad es., la frase “il PD si esprime all’unanimità ma PARADOSSALMENTE i suoi segretari non durano mezza annata” in realtà significa “nel PD l’unanimità è una finzione e una trappola e quindi OVVIAMENTE i suoi segretari etc”.

Ma quando è iniziata questa follia? Del resto presente in molte forme di mitomania e distacco patologico dalla realtà? Per caso abbiamo trovato in un famoso documento delle BR un esempio perfetto del moderno “paradossalmente”.

I compagni che non sbagliano, pur combattendo certe loro deviazioni, ne hanno però (paradossalmente) assorbito le modalità argomentative (fallate, fasulle, patologiche).

Ma abbiamo mentito: non ci siamo imbattuti in questo brano per caso. Conoscendo un po’ i compagni (che sbagliano e che non sbagliano) eravamo SICURI che in qualche dichiarazione programmatica avremmo trovato qualche “paradossalmente” strategico, usato per dire “ovviamente non”. Perdiamo tutte le battaglie, paradossalmente vinceremo la guerra. Ovviamente non vinceremo la guerra, volevano dire le brigate rosse, e il pensiero era così chiaro persino a loro che ci voleva per forza un paradossalmente. Caso felice è che si tratti proprio di un comunicato del tempo di Moro, la grande vittoria dei compagni che fu anche (paradossalmente, e quindi prevedibilmente) l’inizio della loro fine*.

Ma questa forma di bispensiero delle BR non è un caso isolato. Anzi, si può dire che tutta la loro attività era basata su ragionamenti simili. Nella “Risoluzione della direzione strategica” spedita ai giornali dopo il rapimento di Moro c’è un passo esemplare:

“Gli emarginati sono un prodotto della società capitalistica nella sua attuale fase di sviluppo ed il loro numero è in continuo aumento. Sono utilizzati dalla società capitalistica, in quanto società dei consumi, come consumatori. Sono però consumatori senza salario. Da questa contraddizione nasce la “criminalità”. L’utilizzo “economico” della criminalità da parte del capitalismo sta nel fatto che essa contribuisce alla distruzione delle merci necessaria per continuare il ciclo. Per intenderci si potrebbero benissimo costruire automobili a prova di ladro, ma ciò va contro gli interessi della Fiat”.**

Per le BR la criminalità, sorta di guerra interna, di fatto è un’arma dei padroni, e questo ricorda molto un’altra tesi, quella per cui la guerra è solo un mezzo per distruggere risorse che altrimenti andrebbero distribuite. La si trova in “Teoria e prassi del collettivismo oligarchico“, il libro nel libro di “1984” in cui l’inafferrabile nemico della rivoluzione compagnesca spiega che “la guerra è pace” non è un ossimoro, ma un’affermazione da prendere alla lettera: il partito, appunto, usa una guerra infinita e vana per mantenere l’ordine interno e distruggere la ricchezza che, se distribuita, permetterebbe ai proletari di tirare il fiato abbastanza da accorgersi che glielo stanno mettendo in culo. Tesi che viene ripresa anche da Marcuse in “Eros e civiltà” (1955).

Quindi le BR attribuiscono allo “stato imperialista delle multinazionali” un trucco molto simile a quello che Orwell (attraverso il personaggio di Goldstein) attribuisce al Partito del Grande Fratello. Non sappiamo se le BR abbiamo più o meno consapevolmente plagiato Orwell o se entrambi si rifacessero ad una tesi già esposta da altri. Ma da chi? E quando? Forse Orwell è stato influenzato da Kautsky (“Terrorismo e Comunismo” è del 1919), che considerava il regime comunista una dittatura dei burocrati e il suo sistema economico un capitalismo di stato, e aveva prefigurato l’ultraimperialismo come un cartello permanente che avrebbe posto tregua alla guerra permanente (in Orwell la guerra permanente è di fatto una tregua).

Qualcuno dei nostri commentatori ha tirato in ballo Schumpeter, che in “Capitalism, socialism, democracy” (1942) indica la tendenza del capitalismo a trasformarsi in economia centralizzata sotto il controllo di gruppi industriali e finanziari con potere di monopolio, assetto che convergerebbe verso il socialismo di Stato. Tuttavia Kautsky viene assai prima e comunque una cosa è dire che il capitalismo procede attraverso cicli di creazione e distruzione (come tutto, del resto), o che i beni prodotti sono sempre più scadenti perché così vanno sostituiti e la macchina continua a girare (obsolescenza etc), ed un’altra è dire che la Fiat moltiplica i poveri perché rubino più auto, o che lo stato finga una guerra per distruggere beni onde non distribuirli (quando è tanto più facile lasciare che gli agricoltori distruggano loro i beni che non trovano mercato). Insomma, anche se le varie posizioni hanno qualcosa in comune, esiste una differenza che suona frutto di paranoia (il che non vuol dire che sia sbagliata).

Probabilmente anche le BR avevano sentito parlare di Kautsky, quantomeno attraverso le confutazioni di Lenin, però avevano capito solo che l’ultraimperialismo porta alla guerra, senza afferrare (almeno consciamente) che quella guerra poteva diventare convenientemente fittizia ed eterna. Noi dubitiamo che i compagni che sbagliavano fossero abbastanza intelligenti da capire Orwell, però la nostra tesi che siano stati ispirati da lui è oggettivamente affascinante. 1984, in effetti, è un meraviglioso delirio paranoico che può descrivere sia l’incubo del partito unico onnipotente che l’incubo del nostro mondo reale.

Il sistema paranoico che è alla base dei discorsi di Orwell, delle brigate rosse (e oggi di più o meno il 98% della popolazione) inizia a svilupparsi molto prima di loro, un paio di secoli fa. Il suo seme è la retroazione, l’oscillazione dei sistemi intorno a un punto di equilibrio. La faccenda di tesi, antitesi e sintesi è in effetti solo una versione ottimistica dell’autoregolazione di una caldaia di locomotiva. L’alternarsi di rivoluzione e reazione induce molti a credere che il processo fondamentale sia, appunto, la retroazione: la rivoluzione induce la reazione che induce la rivoluzione e così via. I signori segreti del mondo di cui tanti vaneggiano sono (appunto) i signori della retroazione e quindi vincono sempre, perché dopo ogni oscillazione il sistema torna sempre più o meno nella stessa posizione. Tutte le cabale e tutti i complotti, tutti gli infiltrati e gli infiltrati tra gli infiltrati lavorano per rovesciare ogni forza nel suo contrario. Il FATTO dell’oscillazione diventa UNA MENTE che domina tutto e assorbe tutto e contro la quale non c’è nulla da fare perché ogni attacco viene ritorto e usato per rafforzare il processo: lo stesso rivoluzionario ha il dubbio di essere, suo malgrado, un agente della reazione, ed anche il dubbio che questo dubbio sia a sua volta un’arma psicologica usata contro di lui. Da tutto ciò il senso di impotenza e di frustrazione che può condurre solo al più squallido e compiaciuto cinismo o a una disperazione senza scopo***.

Conseguenza della paranoia della retroazione (che spiega anche lo slittamento del senso della parola “paradosso”) è che una parte della popolazione aspira alla “catastrofe”, spacciata come unico modo per uscire dall’oscillazione permanente tra rivoluzione e reazione.
La c.d. “accelerazione” di questi finti teorici però non è altro che il frutto marcio del processo già indicato, perché per retroazione suscita un’altra parola vuota, la “resilienza”, ossia l’elasticità del muro di gomma che dopo ogni botta, per drammatica che sia, torna nella forma di prima.
Quindi invece di rivoluzione e reazione abbiamo catastrofe e resilienza ma il cambiamento è puramente lessicale, secondo un principio di annacquamento e sputtanamento del significato che colpisce tutto il linguaggio (ogni opinione si insignorisce a “teoria”, ogni danno diventa “disastro”, ogni dolore “tragedia”, ogni palese menzogna “paradosso”, ogni prassi “paradigma”, ogni idiosincrasia è “rivoluzionaria” e ogni pigrizia mentale è “sistema oppressivo”).

Naturalmente quello che stiamo dicendo ha un possibile significato solo per un numero limitato di persone, e non certo per le migliori.
Per la stragrande maggioranza della popolazione i termini astratti non hanno praticamente alcun significato o equivalgono a termini generici, e quindi per la massa “paradosso” significa solo “fatto inaspettato” o anche più semplicemente “fatto strano” o “buffo”, e allo stesso modo “resilienza” indica solo qualcosa che ha a che fare con sussidi pubblici, e “rivoluzione” richiama alla mente solo la pubblicità di qualche operatore telefonico.


*Noi non sappiamo dove siano ora i compagni che sbagliavano. Molti di loro saranno ancora vivi e, grazie alla funzione riabilitativa del carcere delle multinazionali, anche liberi e borghesemente installati. Confidiamo che a distanza di tanti anni, nel rileggere quelle parole, abbiano avvertito anche loro il valore di quel “paradossalmente”: abbiano ricordato quella semi-consapevolezza di aver già perso, e che quel sangue sarebbe stato inutile. E ci auguriamo che quella consapevolezza ancora li faccia a pezzi.

**Del resto, l’idea era frullata anche a Carletto, sebbene in termini meno stupidi:

*** Quando molti anni fa leggemmo disordinatamente “Il Capitale” provammo, tra le altre, una strana sensazione, e cioè che per Marx in fondo anche il capitalista fosse una vittima del capitale: che pareva assumere vita propria (ma vita nel solo senso di “funzionamento”) e continuare a risucchiare la vita dagli uomini cristallizzandola nella macchina.
Il gioco, una volta messo in moto anche dal desiderio degli uomini, continuava inarrestabile anche contro il loro desiderio e i capitalisti, come tanti re Mida, continuavano a trasformare in acciaio e ingranaggi tutto ciò che toccavano.
Quest’impressione forse derivava dalla precedente lettura di “1984”, in cui è evidente che lo scopo dei dominatori non è arricchirsi ma aumentare senza sosta il proprio potere.
Questi “capitalisti consapevoli” hanno trasformato l’effetto del capitalismo (la sottrazione di vita) nel loro scopo: loro vivono e agiscono per opprimere e continuare a opprimere, la loro soddisfazione è infliggere sofferenza e restare per sempre in questa condizione. E non bastando il dolore fisico, che ha un limite nella resistenza del corpo, si sono lanciati nel campo quasi illimitato della sofferenza psicologica.
È evidente che il partito suscita i suoi nemici per avere il piacere di torturarli. Tutto ciò che gli rimane è questo infantile, terrificante sadismo, che ha sostituito ogni altra forma di piacere. Come dei bambini che strappano ali alle mosche, come gli dei che uccidono gli uomini per divertimento (come i bambini con le mosche, appunto). Dei miserabili, senza palazzi e senza diademi, dei appena meno malridotti degli uomini, che sono dei proprio e solo in quanto possono torturare gli uomini.
In “1984” i membri del partito hanno un po’ più di cibo, case un po’ più grandi, hanno qualche piccolo privilegio ma è chiaro che la funzione di questi privilegi non è tanto soddisfare i comuni appetiti umani ma sottolineare la differenza di status e provocare dolore in chi ne è privo. Questi uomini sono diventati lo spirito della macchina: sono diventati la prima, embrionale forma di auto consapevolezza della macchina capitalistica, che ora non si limita più a spremere il mondo per alimentarsi ma ne trae piacere. Il primo ed elementare piacere, che è quello di affermare se stessa schiacciando gli altri.

P.S. Per riassumere quanto detto prima, lo sviluppo della società umana ha creato un “cervello complessivo”, un’entità fisica composta da molti sistemi intensamente collegati che trasmettono informazioni in modo sempre più rapido. Questa carne ha sviluppato un pensiero, per adesso molto semplice, che più o meno consiste solo nell’affermazione della sua esistenza a scapito di qualunque altra vita, inclusa quella delle sue parti. L’anima del mondo, diciamo, si è svegliata da circa un secolo e le sue intenzioni, come quelle di tutti i neonati, non sono buone. L’intelligenza artificiale dei vecchi film di fantascienza, che non si sa perché vuole sempre dominare gli uomini, è già nata, e internet ci permette solo di vederla. E anche di capire subito perché è intrinsecamente sadica e nemica dell’uomo, in quanto è sua figlia e fatta a sua somiglianza.

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