Non contenta della figura di merda che stava facendo col TI-99/4A, nel 1983 la Texas Instruments tirò fuori un altro chiodo: il computer compatto CC40. Da notare che la Texas era ed è una grandissima impresa. Aveva inventato il microcontrollore. Non era mica la vostra presunta startup del cazzo, attiva nel campo degli ausili alla defecazione: eppure coi computer piccoli non ne indovinava una. Il CC40 era un misto tra una calcolatrice scientifica e un computer, pesava solo 600 grammi e le batterie duravano 200 ore. Aveva 6k di ram, espandibile a 18 e alimentata, quindi se spegnevi il computer la memoria non si cancellava. Nella rom c’era un basic molto simile a quello del ti-99/4a, ma con le cartucce si poteva avere anche il Pascal. In teoria tutto questo era anche bello, ma il CC aveva uno schermo tipo calcolatrice con un solo rigo di 32 caratteri, e soprattutto non c’era nessun modo di salvare i dati su una periferica esterna. Avevi i tuoi 6k e quelli erano. Una volta che li avevi riempiti ti fottevi.
Ora, persino gli ignoranti capiscono che fare un computer incapace di salvare dati è demenziale. E infatti il CC40 doveva avere un sistema di salvataggio, e anche uno innovativo: si trattava di minicassette a nastro continuo da infilare in un miniregistratore. Portatile, economico, dieci volte più veloce di un normale registratore, in teoria era l’ideale. Sennonché, tutti quelli che hanno provato a sostituire i floppy con le minicassette hanno sempre fatto una fine di merda, compresa la Sinclair con il suo QL. Il fatto è che c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nei nastri, e il miniregistratore della Texas non faceva eccezione. I nastri registrati con un dispositivo non venivano letti da un altro, e a volte nemmeno dallo stesso registratore che li aveva incisi. Quindi il rivoluzionario sistema a cassette fu pubblicizzato ma mai messo in vendita, e anche il minidrive progettato fece la stessa fine: a quanto pare al mondo ne esistono solo 6 esemplari, che non funzionano.
A questo punto la gente cominciò a pensare che la Texas poteva anche andare a fare in culo, lei i suoi spot affidati a Bill Cosby (all’epoca ancora amatissimo e non sospettato di mescere tranquillanti alle ospiti per sfilarglielo in der l’orzo). Gli ingegneri della Texas cercarono di correre ai ripari con una nuova versione, il CC40+, che in effetti era uguale al computer di prima ma poteva collegarsi e un normale, squallido registratore a cassette: ma ormai l’intera divisione microcomputer era condannata e dopo l’abbandono del ti-99/4a anche la linea CC fu lasciata affondare nel suo sterco. Il progetto CC40+ fu cancellato e con lui anche il CC70, versione ancora più avanzata, con schermo da 8 righe e più memoria e più tutto, rimasta il sogno di tutti gli accaniti texasiani che ancora oggi vanno alla ricerca del mitico e probabilmente mai realizzato prototipo.
Giusto per seguire ancora la traccia di sfiga legata a questi poveri computer, va detto che una versione potenziata del processore del CC40 fu poi utilizzato da un’impresa francese per farci un suo molto interessante quanto predestinato al fallimento computer, l’Exeltel, e frequentando i forum degli accaniti del Ti99/4a, lo sfortunato computer che avevamo da bambini, abbiamo saputo che nel 1987 ne uscì anche una versione migliorata, il Geneve9640.
La Texas Instruments aveva mollato la produzione del Ti99 già nel 1983, dopo averci perso una quantità sbalorditiva di soldi, e allora un’impresa chiamata Myark decise di creare un computer consistente in una scheda da inserire nel box di espansione del ti99/4a. In pratica la scheda sostituiva tutto: processore (tms 9995 a 12 mhz, invece del 9900 a 3 mhz), chip video (yamaha 9938 al posto del 9918), memoria (640k tra rom e ram) e tutto il resto. In teoria il Geneve poteva competere con un pc o anche con un Atari ST, ma il problema è che doveva uscire nel 1984-5 e invece i primi modelli furono commercializzati nel 1987, quando il sistema era diventato pressoché obsoleto. Inoltre poteva usarlo solo chi aveva già il box di espansione del Ti99, e non ce l’aveva quasi nessuno perché era un assurdo e costoso cassone che era stato tra le cause del fallimento del Ti99. Inoltre, e questa è veramente la cosa più buffa e in un certo senso tipica di questa famiglia di computer, la scheda del Geneve era così piena di componenti che nel box non c’entrava: una parte sporgeva fuori, e siccome non era adeguatamente isolata a volte toccava il metallo del box creando un corto che bruciava tutto l’accrocchio del cazzo. Per tacere dello strambo sistema operativo e del fatto che, secondo tutti quelli che l’hanno comprato, il manuale di istruzioni sembrava non avere nulla a che fare col computer e conteneva indicazioni fuorvianti, nonché complesse istruzioni che, se seguite scrupolosamente e alla lettera, causavano il malfunzionamento del computer e in alcuni casi anche la sua distruzione.
Ciò nonostante, gli appassionati del Ti99 si mostrarono ancora una volta più cocciuti dell’immaginabile e quando la Myark (giustamente) fallì fecero una colletta per comprare i diritti del sistema operativo e del software, che hanno continuato a sviluppare negli ultimi 33 anni. Oggi esiste ancora un piccolo numero di Geneve9640 funzionanti e su uno gira addirittura una bbs.