Lo stile italiano sopra la funzione

Nel vecchio Olivetti M24 di Elia Spallanzani abbiamo trovato degli appunti sulla creazione di un linguaggio per computer. L’Elia si rendeva conto che andava oltre le sue competenze di hobbysta, ma intendeva stabilire una struttura generale lasciando agli esperti gli aridi aspetti tecnici. Il suo linguaggio, scrive negli appunti, sarebbe stato il primo al mondo ad avere “un atteggiamento mediterraneo”. Ad esempio, oltre alla precisione singola e doppia avrebbe avuto anche la precisione nulla*; un costrutto come Do-While avrebbe previsto la possibilità di specificare “ripeti X finché ti sei cacato il cazzo”, mentre If-Then-Else aveva un’opzione del tipo “se X è uguale a 1 fai questo, altrimenti arrangiati”. Oltre ai dati di tipo numerico, testuale etc esisteva il tipo H, abbreviazione per “a capocchia”, in cui potevi mettere qualsiasi cosa. Il linguaggio avrebbe dovuto chiamarsi Pashcál, in onore del marito meridionale di sua zia Luisella (sua di Spallanzani, non del marito).

*La trovata geniale consiste nel fatto che mentre il numero a precisione singola occupa 32 bit e quello a precisione doppia 64, il numero a precisione nulla non occupa spazio alcuno: infatti puoi immettere che numero del cazzo vuoi tu, ma il computer se ne disoccupa e quando gli chiedi quanto vale X ti risponde a caso.

P.S.

Il linguaggio spallanzanesco abbondava di GOTO. Il “Go to”, per gli ignoranti, è quell’istruzione presente in moltissimi linguaggi di computer che dice alla macchina di saltare a un’altra riga o etichetta. Ad esempio in basic uno poteva scrivere un programmino del tipo:

10 Scrivi a schermo “ti piace il pescie (s/n) ?”
20 Intercetta la pressione di un tasto
30 Se il tasto è “s”, scrivi “ah ah, lo sapevamo!”, mentre se è “n” scrivi “sicuro sicuro (s/n) ?”
40 go to 20

Come tutti possono notare il computer continua all’infinito la sua penetrante interrogazione grazie al rinvio da 40 a 20 (sbagliando, perché dopo il primo “s” dovrebbe fermarsi). Tutto ciò sembra normale, anzi sembra addirittura BELLO, ma tutti i vecchi programmatori (quelli veramende consapevoli e, quindi, VERAMENDE BRAVI) odiano il Goto, perché a lungo andare rischia di produrre l’infame “spaghetti code”, cioè programmi pieni di salti che li rendono lenti e illeggibili. In effetti il Teorema di Böhm-Jacopini afferma che qualunque algoritmo può essere realizzato senza usare il GOTO e per i guru il suo utilizzo è praticamente una forma di debolezza caratteriale, un vero e proprio vizio. Giudizio impietoso che nella maggior parte dei casi coinvolge tutto il BASIC, stimato un linguaggio diseducativo, per smidollati e babbei, una vera e propria macchia sul curriculo che impedisce per sempre al neofita di entrare nel puro mondo della programmazione strutturata.
Spallanzani ovviamente non la pensava così. Nel suo divino dilettantismo non era mai andato oltre il basic e anzi trovava affascinanti i salti nidificati che producevano risultati ed errori inaspettati e lo inducevano ogni due per tre a prendere bonariamente a cazzotti la tastiera. Gli piaceva talmente la rilassatezza di costumi indotta dal Goto che aveva chiamato così anche il gattaccio randagio che si aggirava attorno al suo ultimo ricovero (suo di Spallanzani, no del gatto).

Informazioni su eliaspallanzani

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