c’è che non abbiamo mai capito niente di calcio o di altri sport e quindi non possiamo martellare le idee nelle metafore sportive.
La metafora sportiva è sostanzialmente l’unica alla portata del grande pubblico (quello femminile pretende roba ancora più difficile per un aspirante intellettuale, come l’esperienza diretta della maternità). Non solo: la metafora sportiva piace anche alla gente istruita, che essendo raramente colta considera ogni concessione al gusto popolare come una dimostrazione di agilità mentale.
Se il severo epistemologo dice che gli piace Maradona è un trionfo sia di pubblico che di critica, come del resto se dice che gli piacciono i giornaletti. In particolare, i compagni sono sempre molto sensibili nei confronti di chi, a loro modo di vedere, conferisce a qualche attività comune, al limite anche stupida, il crisma di “hobby di persona intelligente”. Il pensatore nobilita la bazzecola, che a pensarci è una considerazione valida quanto “la bazzecola squalifica o comunque rivela molto del pensatore”, però i compagni tendono nettamente alla prima.
E a furia di illudersi che siccome condividono le bazzecole coi pensatori allora sono pensatori pure loro, cominciano ad attribuirgliene altre: il che spiega come mai nei programmi di intrattenimento si facciano domande tipo “prof. Eto, ma è vero che lei una volta collezionava tappi?”. Eto, invece di rispondere “beh sì forse l’avrò anche fatto, da bambino, lo fanno tutti, non vedo cosa c’entri…”, capisce subito che ne va della sua popolarità e quindi inventa “eccome! nel mio palazzo ero il campione, avevo persino il tappo della spuma, ve la ricordate la spuma?”. E giù ricordi, e giù aneddoti. E considerazioni su come la collezione di tappi possa aprirti la mente.
La differenza tra cultura e istruzione gioca un bel ruolo… direi quello del centravanti!
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