Ieri sera hanno fatto un film svedese, una commedia intitolata “mr. Ove“. Ci ha incuriosito perché francamente “commedia” e “svedesi” ci sembrano termini incompatibili. Gli ottimi e ingegnosi protagonisti del beovolfo sin dai secoli bui sono famosi per la loro assoluta non divertenza, che a volte giunge addirittura all’antidivertenza, la strana qualità di far morire, con il loro solo apparire, il riso più sfrenato. E così siamo rimasti sorpresi quando la storia di questo anziano vedevo che cerca più volte di suicidarsi ma viene sempre interrotto sul più bello dai vicini ci ha fatto quasi sorridere. Gran parte del merito ce l’ha l’attore, serissimo e lugubre e ossessionato come deve essere, e però dopo la prima metà il film prende una brutta piega perché mr. Ove viene toccato nel cuore dai figli dei vicini foresti, e poi diventa una specie di benefattore dei diversi, l’esiziale figura del “nonnino di ampie vedute”. Emerge quindi la morale tragicamente educativa e progressista dell’opera: i forestieri e tutti quelli di cui per istinto diffidiamo sono in realtà portatori di gioia e di vita, mentre i nostri simili (bianchi, istruiti, riservati, tecnici) sono invariabilmente cattivi.
Mr. Ove odia in particolare i “colletti bianchi”, i burocrati che anni prima hanno deciso di abbattere la sua vecchia casa e ora cercano di portarlo in un ospizio per curarlo. C’è quindi un progresso cattivo, locale, burocratico, impersonale, e uno buono, fatto di disordine, tanti colori e cuore caldo. Il fatto che i foresti siano fuggiti in Svezia proprio perché è un paese progredito, organizzato e meccanico, lasciando in tutta fretta i loro paesi pieni di gente come loro, dal cuore buono e pieni di vita, non deve turbare lo spettatore. Non siamo riusciti a seguire fino in fondo la lezione di educazione civica, ma su internet abbiamo scoperto che il film finisce bene, nel senso che mr. Ove, dopo aver fatto per un po’ il nonnino buono, scansa un infarto e muore serenamente nel sonno, così sollevando i nipotini acquisiti dallo sforzo di badargli negli ultimi, numerosi e difficili anni di vita dello svedese medio. Dopo aver dato una mano si è tolto anche dai coglioni, insomma, lasciando spazio al futuro. Della sua salma, immaginiamo, si saranno presi cura gli odiati colletti bianchi, che è il loro lavoro: ma sempre da cattivi, in maniera asettica, meccanica, senza il cuore in mano. Spiace infine che, essendo disgraziatamente cambiati i tempi, il cadavere non sia finito sulla sacra pira che mille anni prima avrebbe innalzato un cuore coraggioso ai cieli.
P.S. La cosa in fondo spaventosa, la cosa ipocrita e orrenda di una commedia svedese come mr. Ove non è nemmeno tanto la menzogna per cui i diversi sono buoni, ma la favola del grande flusso della vita che continua.
Nonostante quest’uomo abbia perso da bambino la madre e da ragazzo il padre in un modo grottesco, e nonostante l’unico amore della sua vita sia rimasta paralizzata per un incidente e sia morta ancora giovane di cancro, Ove non deve lasciarsi andare: non gli permetteranno di asfissiarsi o spararsi perché la vicina pakistana ha bisogno di una bambinaia o di lezioni di guida, e il commesso gay non ha più dove andare. La vita continua, l’amore vince e Ove serve ancora a qualcosa. È sempre stato onesto, serio, coraggioso, e infatti la vita l’ha ripagato bene, come abbiamo visto, e quindi ha ancora tanto da dare. Agli altri. Perché la vita continua per gli altri, non per lui. Per altri che non gli somigliano nemmeno, non hanno nessun legame col suo passato, quel passato che gli torna in mente in maniera così lancinante ogni volta che sta quasi per riuscire ad ammazzarsi. Gli estranei in effetti sono qui per distruggere il suo passato, e in un certo senso glielo dicono anche: smetti di idolatrare il tuo amore perduto, smetti di cercare nella polvere. All’inizio il personaggio ha una sua grandezza, con le sue ossessioni, con la pretesa di “mettere tutto in ordine” per evitare altri incidenti, altre morti e altro dolore, ma questo non va bene: troppo ordine, la vita non va così, non si può fermare e la sua essenza è il cambiamento, ma non ogni cambiamento: solo quello che sta già di fatto avvenendo. La tua vita è già passata, nuove usanze arrivano, nuovi popoli, nuovi modelli di auto: apriti a questo futuro, è l’unico modo di vivere ancora e poi comunque non hai mica scelta, sta già tutto succedendo e remare contro sarebbe semplicemente da pazzi. Sta già tutto succedendo e tu non puoi farci niente, nemmeno toglierti di torno e portare tutto con te nel fuoco. No, dovrai prima dare un altro po’, agli altri. Ti ripagheranno con biscotti forestieri e preci, queste per una mezza annata, forse.
Dicono che una volta Brod chiese a Kafka cosa pensava dello gnosticismo. Non ci credo molto, rispose, non credo a un Dio cattivo: tutto quello che accade è solo una brutta giornata di Dio. Allora, chiese Brod, pensi che l’universo sia un luogo felice? E Kafka: sicuro, ma per altri. Non per noi.
Anche Kafka come Ove era un uomo buono. E infatti si vede come l’universo l’ha ripagato.
Perciò la rabbia è un dono.