Nel 1973 Mondadori pubblica “I Folli quiz del mago Wiz” di Parker ed Hart, con una breve prefazione di Fruttero e Lucentini. I due vecchiacci avevano portato le strisce di Wiz e di B.C. su Urania ma erano notoriamente retrogradi, ostili alle mode e a quello che consideravano il puro vaniloquio di buona parte della cultura italiana, specie di sinistra. Già allora si era diffuso il vizio di sopravvalutare ed iper analizzare i fumetti, magari per dargli un valore “sosciale”, e infatti i due non perdono l’occasione per deriderlo:
“Mentre gli studi sul fumetto, visto come fenomeno “maggiore” del nostro tempo, si fanno ogni giorno più impegnati e severi; mentre gli articoli, i saggi, le monografie, le inchieste, i trattati, si moltiplicano su Popeye e Dick Tracy come su Lucky Luke, sulle storie più antiche di Arcibaldo come sui più recenti comics di Shelton e Crumb; e mentre si va estendendo clamorosamente all’Europa l’aspra controversia che da due anni oppone l’università di Austin (Texas) ai critici californiani e a quelli del Greenwich Village circa la “validità” di Peanuts; un singolare, imbarazzato silenzio continua a pesare sulla produzione di Brant Parker e Jonny hart.
Non che agli specialisti le strisce di Wiz o di B.C. non piacciano. Raramente, anzi, mancano di citarle tra gli esempi più luminosi dell’arte. Ma le citano, e basta. Nessuno, che noi sappiamo, s’è ancora arrischiato a commentarle e a ricavarne quei significati latenti, ma capitali, che l’analisi strutturale o il pensiero fenomenologico, la psicologia del profondo o il neopositivismo, permettono di scoprire agevolmente anche nel fumetto più umile.
Perché?
La ragione, crediamo, sta nella radicale intrattabilità dei personaggi di Parker e di Hart […] basta che s’oda anche da lontanissimo il suono di un qualsiasi trombone culturale e benintenzionato perché accorrano fulmineamente sui bastioni, pronti a rovesciare sul socio-fumettologo in arrivo l’olio del più bollente scherno e i più schiaccianti macigni del ridicolo”.
Ovviamente i due si sbagliavano. Il loro snobismo diventava quasi una grossolanità contadinesca, come del resto è nella tradizione dei nobili: divertirsi comportandosi esattamente come dei bifolchi. Le strisce di Wiz infatti non solo sono ampiamente iperanalizzabili, come qualsiasi altra cosa, ma a distanza di quasi cinquant’anni mostrano degli allarmi sociali profetici, che è considerato il segno della profondità
Ne prendiamo qualcuna a caso, indicando il problema prefigurato.
L’automazione crea lavoro
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Utilità informativa della rete e atteggiamento dei dialoganti
Spese di giustizia
L’atteggiamento migliore da tenere con la Cina
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Obsolescenza programmata
Berlusconi
Si potrebbe obiettare che queste sono battute vecchie, su problemi che esistono almeno dal diciannovesimo secolo, ma di fronte a qualsiasi fenomeno si possono sempre assumere due atteggiamenti: considerare tutto nuovo per spacciarlo e spacciarsi come interessanti o considerare tutto vecchio per spacciarsi come saputi. Fino a metà del secolo scorso gli intellettuali italiani sceglievano il secondo; poi, in prevalenza il primo.
Noi tendiamo al secondo, ma stiamo cercando di smettere e giungere alla maturità. Non a caso le vignette che preferiamo sono quelle per certi versi eterne, come queste: