Le banali considerazioni su Minority Report ci hanno fatto tornare in mente un vecchio abbozzo di racconto spallanzanesco. Come sempre il nostro badava poco alla scrittura in sé e molto alle cose inessenziali per cui l’autografo conserva almeno quindici correzioni del titolo, che risulterà infine “Domino” (tra i migliori scartati, “chi si perde è fermato” e “di un bambino il gioco”).
L’innominato protagonista è un mistico mediorientale che sin da bambino riceve premonizioni. Crescendo, le scene future che vede diventano sempre più distanti e precise. Il ragazzo stupisce i suoi coetanei annunciando, ad esempio, “tra poco una mosca si poserà su questo pane”, e così avviene. Il ragazzo si rende conto che può anche intervenire sul futuro, seppur con grande difficoltà.
Non sapendo spiegarsi come ciò possa avvenire, e sentendo che in Siria vivono uomini barbuti e segaligni che consumano le notti pensando alla struttura del Tempo, scrive una lettera a un tale Tremone, raccontandogli le sue esperienze e chiedendo consiglio, ma non riceve mai risposta.
Una volta diventato adulto, e in fama di santità (se così si può dire), rimane coinvolto in una battaglia tra difensori dell’antica fede e nuovi visionari. Una notte sogna e vede se stesso scacciare i mercanti dal tempio, officiare la cena, subire il processo e essere presentato al popolo perchè scelga cosa fare di lui. Il se stesso della visione annuncia “ho previsto che libererete Barabba”, e così avviene, perché poi si vede crocifisso.
Nei giorni successivi tutto accade come nella visione: la cacciata dei mercanti, la cena, il processo. Il protagonista sente di essere destinato alla croce per salvare l’umanità, ma la sua parte umana ha paura. Pochi minuti prima della presentazione al popolo, incrociando in un corridoio il ladrone Barabba, Emmanuel cede al terrore e prega di essere sostituito a lui. Miracolosamente i due si scambiano le sembianze e così appaiono di fronte al popolo, che decreta la morte di Barabba.
Sulla croce, Emmanuel sotto finte spoglie rivolge la parola a uno dei due ladroni. Nemmeno a farlo apposta, costui è Tremone, il filosofo Siriano. Molti anni prima, turbato dalla lettera di Emmanuel, si è messo in viaggio per incontrarlo, ma le difficoltà e le tentazioni della strada ne hanno fatto un avvinazzato e un ladro, per cui anche lui è stato condannato.
L’assurdo incontro offre ad Emmanuel la possibilità di chiarire il suo dubbio. Perché la sua visione non si è realizzata? Era destino che finisse sulla croce e non c’era nessuna possibilità di scampo? Allora che ne sarebbe del libero arbitrio?
Risponde Tremone: “Ripensa bene alla tua visione: hai visto che di fronte al popolo annunciavi di aver previsto il loro verdetto. Ma quando l’avresti previsto?”.
Emmanuel: “Durante la visione!”.
Tremone: “Impossibile, perché mentre la vedevi non potevi vedere le sue conseguenze, perché non era ancora avvenuta. Il te che hai visto pronunciare la profezia l’aveva vista ma in un momento successivo”.
Emmanuel: “E quindi secondo te tra il momento della mia visione e quello del voto avrei dovuto avere un’altra visione che mi mostrava il risultato del voto?”
Tremone: “Esatto. Ci sono degli snodi nel tempo, dei punti di biforcazione. Il futuro non è scritto e se la catena degli eventi previsti non si realizza appieno vuol dire che sei già in un’altra linea del tempo”.
Emmanuel: “Ma io ho visto il voto!”.
Tremone: “Già, ma hai visto anche che l’avevi visto, e non potevi vederlo prima di vederlo, quindi vuol dire che avresti dovuto vederlo dopo. Implicitamente, nella tua previsione c’era un’altra previsione, che è mancata, e quindi è mancato anche l’evento finale. Il voto è tornato una faccenda casuale, almeno per te”.
Emmanuel: “Ma di fatto tutto sembrava identico, e anche il risultato è identico, perchè sono sulla croce”.
Tremone: “Gli eventi possono apparire identici ma trovarsi in posizioni diverse lungo il flusso del tempo, e siccome uno conduce all’altro la posizione è più importante della forma. In un altro universo un altro te ha visto il voto che avrebbe previsto poco dopo, e tutto è andato come nella tua visione”.
Emmanuel: “Quindi in altri universi io non muoio, e l’umanità non è salva”.
Tremone: “Sì”.
Emmanuel: “E io sono Dio, il tempo è il mio gioco e io vedo tutti i tempi possibili come infinite tessere che cadono, sono cadute e cadranno, tutto il tempo per me è presente perchè lo vedo dall’eternità”.
Tremone: “Sì”.
Emmanuel: “E tu sei me, non è vero? Servi solo a dire queste parole, perchè qualcuno le senta”.
Emmanuel: “Sì”.
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pregiata riproduzione in paint dello schizzo iniziale dell’autore
NOTA: Ringraziamo il professor Leonetto Vincibile, storico interlocutore del Nostro, che ha recuperato, se non meglio ancora falsificato, questo reperto per noi.
P.S. Proprio adesso leggiamo un articolo in cui Verdone si lamenta che Sorrentino ha tolto una sua scena dal film, eppure quella scena ci sembrava di averla vista. Evidentemente era una versione del film successiva rispetto a quell’articolo. Di nuovo ci viene da pensare alle difficoltà di Dio di fronte a tutto il tempo visto come presente. Magari è per questo che non interviene, non si raccapezza più nemmeno lui tra ciò che è successo e quel che succederà. Davvero straordinario, un dio per cui puoi provare compassione.