“Giovanni: Giuda ci segue. Che peccato che Pietro non l’abbia ucciso quando poteva!
Giesucristo: Peccato? E’ stata la compassione a fermargli la mano. Molti che vivono meritano la morte, e molti morti meritavano la vita. Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi. Il cuore mi dice che Giuda ha ancora una parte da recitare, nel bene o nel male, prima che questa storia finisca.”
Nel vangelo di Giovanni c’è uno strano passaggio dell’ultima cena in cui Cristo rivela l’identità del traditore dandogli un boccone intinto.
“[.. .] In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». [22]I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. [23]Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. [24]Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Dì, chi è colui a cui si riferisce?». [25]Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». [26]Rispose allora Gesù: «E’ colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.”
Considerando che Giovanni non racconta l’eucaristia, pare quasi che l’unico a ricevere la comunione sia Giuda. Il boccone ricorda un’ostia e presumibilmente è intinto nel vino. E, aggiunge l’apostolo, “dopo quel boccone, satana entrò in lui”.
Perché il testo abbia un senso dobbiamo supporre che la risposta rivelatrice sia colta solo dall’apostolo “che Gesù amava”, e quindi presumibilmente dal solo Giovanni. Infatti gli altri apostoli non capiscono chi è il traditore:
“[.. .] Gesù quindi disse [a Giuda]: «Quello che devi fare fallo al più presto». [28]Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; [29]alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. [30]Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.”
Nel vangelo di Marco la scena è completamente diversa (ed è un bene):
“In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19 Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20 Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto».
Anche se si parla di intingere, la frase di Gesù non svela nulla perché tutti i commensali intingono nel piatto comune. Inoltre non c’è dubbio che il sangue è escluso dal discorso. Segue poi l’eucaristia.
E’ possibile immaginare i vangeli come quei film in cui più testimoni raccontano lo stesso fatto e la scena ritorna continuamente sull’episodio arricchendolo di nuovi particolari, che potrebbero anche stravolgerne il primo significato.
Le due versioni sono conciliabili (prima Gesù afferma che uno di coloro che intingono con lui lo tradirà, poi rivela al solo Giovanni chi è), e il racconto di Giovanni mostrerebbe solo la sua tendenza a rivendicare un rapporto privilegiato con Cristo. Ma c’è un altro particolare curioso: Giovanni non racconta il bacio di Giuda. Quindi mentre nei sinottici Giuda svela chi è Cristo, in Giovanni è Cristo a indicare chi è il traditore. Il bacio e il boccone hanno funzioni quasi speculari, e riguardano entrambi la bocca.
Infatti in molte raffigurazioni Giuda bacia Cristo sulla bocca, pratica che doveva essere comune. La condivisione del respiro, la “con spirazione”, fu praticata per secoli nella chiesa.
Forzando un po’ le cose, si potrebbe sostenere che la comunione segreta di Giuda (segreta perché nessuno degli altri capisce il gesto) sia un’incrostazione gnostica, una sorta di passaggio dello spirito da Cristo all’Iscariota. Sarebbe lui il discepolo prediletto, che riceve il pneuma e il vero comando di Cristo, che è quello di liberarlo dalla carne. Giovanni assiste alla scena ma la intende al contrario. E siccome nel linguaggio della gnosi Satana, il serpente, è l’inviato del vero Dio, la frase “allora Satana entrò in lui” sarebbe vera ma vorrebbe dire l’esatto contrario di ciò che pensa Giovanni.
A parte il discorso del boccone, la tesi in generale non è nuova. Nel vangelo apocrifo detto “di Giuda” l’Iscariota è l’unico vero discepolo di Cristo e viene infine lapidato dagli altri apostoli, che non hanno capito nulla.
Si potrebbe interpretare in questa chiave anche la scena del bacio: moltissimi hanno notato che di per sé il bacio di Giuda non ha senso, perché i nemici di Cristo non potevano ignorare chi fosse e non avevano bisogno che qualcuno glielo indicasse. Il bacio allora sarebbe uno scambio di pneuma effettuato all’ultimo momento, come quando Spock prima di morire trasferisce il suo spirito (katra) in Mccoy.
Tra parentesi, in un altro vangelo apocrifo si dice che un angelo scambiò le sembianze di Cristo e di Giuda, per cui fu crocifisso il secondo*. Quindi in questo film Giuda, come vascello del katra di Cristo, dovrebbe andarsene in giro fino al ritorno del signore, in modo da potergli restituire il soffio. Però c’è un problema, perché dopo la crocifissione Giuda muore. E allora?
Ma anche sulla sua morte ci sarebbe da strologare. Nel vangelo si dice che Giuda, buttati i 30 denari nel tempio, andò ad impiccarsi. Negli atti degli apostoli invece si racconta che col denaro comprò un campo e morì cadendo, e le sue viscere si sparsero. Da tempo alcuni hanno composto il contrasto sostenendo che tentò di impiccarsi ma morì per la seguente caduta.
Tuttavia, negli atti ci si premura di dire che la morte per caduta era nota in tutta Gerusalemme, quasi a voler cancellare ogni possibile diceria su un’altra sorte. Ma è possibile che gli apostoli non sapessero come era morto? Queste due versioni non sembrano voci su una morte incerta? E perché il dettaglio delle viscere? Una caduta che fa schizzare le viscere non deve lasciare molto di un uomo.
Un cadavere che si riconosce a stento, incertezze sulla dinamica… se fosse un film, saremmo certi che Giuda non è morto e che la sua fine è stata solo inscenata. Gli apostoli non potevano certo tollerare l’idea che il traditore restasse impunito e neppure che si togliesse la vita da solo: doveva morire malissimo, schiantato secondo le profezie.
E c’è ancora il dettaglio dell’apostolo che “doveva vivere per sempre”. Come notava Enrico Rossi, in Matteo 16,28 si legge: “In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno”, e in Giovanni 21,23: “Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?”.”
Per inciso, Giovanni parla probabilmente di se stesso e la frase di Cristo viene normalmente interpretata nel senso che il suo ritorno è prossimo, tanto che verrà prima della morte di alcuni dei presenti. Convinzione diffusissima nella chiesa primitiva e che costituisce anche uno dei presupposti di Valis, di P.K. Dick. Però visto che stiamo giocando possiamo anche pensare che l’immortale sia Giuda, vero e proprio Graal vivente, destinato a portare attraverso i secoli la carne e il sangue di Cristo, o meglio il suo spirito divino.
Torniamo sulla terra e notiamo un altro particolare: come detto, Giovanni non parla del bacio di Giuda, anzi descrive Cristo che si fa avanti e chiede ai soldati “chi cercate?”. Poi rivela di essere lui il Nazzareno e a queste parole i soldati indietreggiano e cadono. Allora chiede di nuovo “chi cercate!?”.
Non ci vuole molto per immaginare Gristo come una specie di Gandalf aureolato di fiamme, splendente e spaventoso, che dice “prendete me e lasciate stare gli altri”. Il Cristo di Giovanni è più eroico, pronuncia frasi che starebbero bene in bocca al protagonista di un film d’azione (“quel che devi fare, fallo alla svelta!”, o “prendete me!”). Così doveva ricordarlo Giovanni, che all’epoca era quasi un bambino: come un eroe, non come uno che si nasconde.
Infine, Marco racconta che la notte dell’arresto di Cristo “tutti, abbandonandolo, fuggirono. Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e (i soldati) lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.”
Ma chi era questo “giovanetto” raffigurato a sinistra? Molti l’hanno identificato con Giovanni, altri con lo stesso Marco. Sono state dette cose anche più bizzarre, ma per noi esiste una ragione psicologica per affermare che è proprio Giovanni, o meglio colui che in seguito si spacciò per Giovanni.
Quel “giovanetto” non doveva appartenere alla cerchia interna, era un ragazzo entusiasta che ha assistito alla cattura del suo idolo e in seguito ha ricostruito l’intera sua vita come se fosse stato un apostolo. Perciò il suo vangelo è così diverso dagli altri.
Giovanni si è sognato apostolo, anzi l’apostolo prediletto e l’unico che ha intuito chi fosse il traditore ed ha avuto il coraggio di seguire Cristo. La fuga svestito gli si è impressa nel cervello e il mantello che gli hanno strappato torna insistentemente nell’Apocalisse: “E’ avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio”. E: “Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco”, o “Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita”.
Certo il tema della veste è così comune che può significare poco. Anche la Gnosi è rappresentata spesso come una veste. L’intero nostro discorso è poco più di uno scherzo di cattivo gusto. L’ipotesi più irragionevole, e quindi la più interessante, è che Giuda sia Giovanni.

il bacio di gYooda
* Del resto nei primi secoli moltissimi negarono la realtà della crocifissione e ancora oggi il corano dice che sulla croce salì un fantasma e non il vero Cristo. Per altre confusioni tra Cristo e Giuda vedi anche.
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