Da qualche tempo nutriamo un astio meschino nei confronti di Umberto Eco e ogni volta che leggiamo qualcosa di suo andiamo a controllare se è roba autoriciclata, il che risulta vero nel 90% dei casi. Ciò dipende sia dal fatto che il professore aveva effettivamente un approccio alla scrittura da giudizioso massaio e non buttava via nulla, sia dal culto sciocco che lo circonda e che spinge a pubblicare ogni fottuta cosa che ha scritto, ed è chiaro che se di ognuno di noi si pubblicassero fino anche le liste della spesa verrebbero fuori infinite ripetizioni. Oggi ci capita sotto gli occhi un raccontino talmudico che Eco dedicò a Paolo De Benedetti, ovviamente raccolto e pubblicato, e che non è altro se non l’esatta ripetizione di una frase dell’Isola del Giorno Prima (o viceversa).
Nel riciclarsi l’Umberto non muta il testo di una virgola e parte pure con un “Per finire, trovo nel Talmud“, dando la finta impressione che sia una trouvaglia del momento, un ghiotto bocconcino appena sfornato e non il regalo di natale restituito e rimpaccottato. Non pago, termina con il pensoso “Io non so che cosa significhi questa storia, ma la trovo molto bella“, che di nuova mira a mostrare il testo di fresco steso, dipinge il vivo ponzare del lettore circa il ricordo dell’amico, e invece è anch’esso solo una copia conforme del testo originale, che poi “originale” non si sa che significhi.
Certo con l’uso dei computer in letteratura (di cui Eco va senza dire ha scritto) sono venuti meno anche quegli errori del copista che forse costituiscono il genuino spirito della creazione. I ricicli di Eco sono perfetti, senza sbavature, persino spavaldi, nella piena consapevolezza che quasi nessuno legge e quindi nessuno nota, ma dicono anche del travaglio di quest’uomo, costretto dai tempi ad esprimersi per iscritto su qualsiasi sciocchezza e in ogni occasione, così di fatto obbligandolo all’auto saccheggio per schivare la pazzia.
Comunque, può anche darsi che l’elogio di De Benedetti preceda l’Isola o che siano entrambi la ripetizione testuale di qualche altro scritto dell’ottimo e alacre criceto, il che certamente scopriremo a breve, quando l’intero pacco di scritti pubblici, privati e privatissimi sarà ripubblicato in forma di gigantesca strenna natalizia, per gli occhi di nessuno.
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