Nel mondo della verità

Il popolo usa ancora quest’espressione, che non sappiamo se venga da qualche versetto: “ora è nella verità”: e si dice dei morti. Che soli, a quanto pare, godono di quella luce eterna ma impietosa, avara e ragionevole. Qui invece nella penombra ci chiediamo che ne sarà del Binda, l’uomo accusato di aver ucciso trent’anni fa una compagna di scuola. Apprendiamo dai giornali che è ancora in carcere, sulla base di indizi a nostro sommesso avviso molto deboli, e che ha presentato la quarta istanza di scarcerazione. Nel frattempo le autorità hanno riesumato il corpo della vittima e scavato ampiamente in un parco pubblico alla ricerca dell’arma del delitto, non si sa con quali risultati. Vengono anche esaminate (o riesaminate) delle case abbandonate. Pare comunque che la richiesta di rinvio a giudizio sia imminente.

Ricordiamo che uno degli indizi è una lettera anonima giunta alla famiglia poco dopo il delitto, che secondo gli inquirenti sarebbe proprio del Binda e conterrebbe una sorta di confessione. Come già dicemmo, a noi sembra più che altro una preghiera e l’ennesima interrogazione sul male. Nel rileggerla ci ha colpito una frase, “strazio di carni”, e siamo andati a cercarla su internet. Ne è venuta fuori una leggenda sull’Isolino Partegora, un piccolo scoglio del lago maggiore. Vuole il caso che l’isolotto sia vicino al luogo del delitto: può anche darsi che il Binda o Lidia Macchi lo vedessero quando prendevano il traghetto per andare a scuola, come del resto dovevano vederlo tutti quelli che abitano nella zona.

Per un istante questa coincidenza, che non significa nulla, ci è sembrata caricarsi di una valenza terrificante, come un piccolissimo foro nella volta celeste, da cui si intravede l’occhio spalancato e malevolo della verità.

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5 risposte a Nel mondo della verità

  1. Andrea Giammanco ha detto:

    A proposito di insignificanti coincidenze cariche di valenze terrificanti, poche ore fa in contesto di lavoro (!) mi sono imbattuto nell’esistenza della misteriosa Grotta Spallanzani all’interno dello spaventoso e talvolta letale vulcano La Soufrière de Guadeloupe.
    Ero curioso di sapere da dove venisse questo nome, e ho cercato subito su google. La quantità di riferimenti è sorprendentemente limitata, e la grande parte sembrano appartenere a una micro-comunità scientifica (quella che appunto ha portato a imbattermici) in cui tutti si citano tra di loro. Ci sono anche riferimenti più antichi, tra cui delle riflessioni geologiche fatte nel 1815 in un dotto giornale scientifico dell’epoca, ma che citano il nome senza elaborare sulla sua origine.
    Forse voi mi potete dire di più?

  2. Mr. Storage ha detto:

    the eye in the sky

  3. Pingback: Qui nel mondo sublunare | Fondazione Elia Spallanzani

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