Come sapete, il nove maggio 2016 si è tenuto l’annuale raduno mondiale dei portatori di Fez. Contrariamente a quel che si potrebbe pensare l’iniziativa non è nata nei sonnacchiosi paesi simbolo del copricapo troncoconico, ma nella più pragmatica America. Il raduno è anche una fiera e si tiene ogni anno in un paese diverso, in base alla complessa mappa socio-economica del Fez. Quello di quest’anno è stato particolarmente importante perché finalmente il Marocco ha deciso di riaprire le porte al suo figlio più illustre, ospitando la manifestazione nella celebre medina di Marrakesh.

Il Fez-O-Rama di Sofia, 2015.
A questo punto forse vi state chiedendo cosa c’entriamo noi con tutto ciò. In effetti ignoravamo completamente la faccenda finché ai primi di gennaio abbiamo ricevuto una strana mail. Un sedicente dott. Arnel Begator, newyorchese di origini albanesi, ci informava che come estimatori del Fez eravamo invitati all’evento. Il dott. Begator, che è il tipo col baffetto, preferiva usare la parola “Phez”, considerandola più moderna e sbarazzina, e all’inizio abbiamo pensato che la mail fosse qualche tipo di phishing o la pubblicità virale di un fumetto.

“Phez, a mushroom person searching for purpose and knowledge”
Non avendo molto di meglio da fare abbiamo risposto scherzosamente a Begator parlando di funghi che fanno ridere e ne è nata una corrispondenza fitta di equivoci, che al momento non possiamo pubblicare per espresso divieto degli inquirenti. Dopo diversi giorni abbiamo capito che il dottore aveva scambiato l’acronimo della Fondazione Elia Spallanzani (FES) per un omaggio alla città Marocchina, e inoltre aveva visto alcune foto del Nostro che lo ritraevano con l’eroico copricapo. Come molte americani, il pur istruito dott. Begator non sembrava molto aggiornato sulla storia del nostro paese e inclinava a credere che qui il phez fosse ancora l’ultima moda. Da ciò la sua ricerca di validi partner culturali e commerciali in Italia: e chi meglio di noi?
La storia, col senno di poi, puzzava sin dall’inizio. Però le foto indicate da Begator sembravano vere, e alcune persone della famiglia Spallanzani (le figlie di zia Luisella) hanno riconosciuto chiaramente il Nostro. L’unica spiegazione possibile è che le avesse con sé mentre combatteva in Grecia, durante la seconda mondiale, e che siano andate perdute, per poi ricomparire in rete.

Spallanzani nella neonata opera Balilla, 1928 circa. Il Nostro è il secondo da sinistra, ben riconoscibile dalla fierezza.
Ad ogni modo, Begator ci raccontava altre cose meravigliose e a stento credibili. A suo dire il phez racchiudeva molte virtù e il mondo se ne stava accorgendo. Non solo se ne vendevano a pacchi, ma venivano anche create pagine con umorosi giuochi di parole basati sul fes ed uscivano videogiochi fez-inside. Alcuni dei sostenitori più accaniti stavano creando addirittura un intero social network dedicato, cui si poteva accedere solo indossando il rosso o nero copricapo. All’inizio cercammo di fargli capire che probabilmente erano burle, ma la cocciutaggine dell’albanese, unita al temperamento visionario americano, dava alle sue parole una forza che andava oltre le ossute evidenze. Perché meravigliarsi allora se ci siamo lasciati convincere a concedergli il diritto di aprire una succursale della Fondazione a Fez? “The Fes in Fez”, propose prevedibilmente il dottore, e noi sventurati assentimmo.

Mockup per il nuovo social network.
Non potevamo prevedere quel che sarebbe successo, però qualche dubbio l’avevamo, e quando il dottore cominciò ad insistere perché un alto papavero della Fondazione si recasse in visita ufficiale il 9 maggio decidemmo che era troppo rischioso. La rete è piena di sedicenti dottori che accileccano gli stolti con l’oro dell’Africa e la storia del phez poteva essere solo una scusa per rapire ingenui occidentali, o peggio. D’altro canto però ormai ci eravamo compromessi, e poi eravamo curiosi: decidemmo quindi di inviare un uomo di massima fiducia.
La scelta è caduta su “D”, nostro antico sostenitore ma uomo difficile e non a tutti gradito. Legato dai terribili giuramenti dell’iniziazione spallanzanesca, “D” non ha potuto dire di no, anche se ha detto molte parole, quasi tutte irripetibili. Oggi, dopo quello che è successo, sappiamo che la nostra scelta è stata saggia, e affronteremo il processo con serenità.
Ciò che state per leggere non è per tutti, vi avvertiamo. E’ il taccuino di viaggio di “D”, che partì alla ricerca di scopo e conoscenza e forse ne trovò fin troppa. Che qualunque cosa lo ricopre gli sia lieve.
(Fine prima parte)
orsù, pubblicate immantinente la second puntata!
Eh, quell’uomo orribile la sta ancora scrivendo. Bisogna avere pazienza.
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mi piace soprattutto il modo spudorato in cui facendovela sotto mandate avanti il povero signor D (probabilmente allo scopo di disfarvene…).
come potevamo preconizzare la tragedia? Che per altro si sta aggravando: pare che qualcuno l’abbia visto vagare nel deserto…
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