La versione alternativa di una versione alternativa

Questo è il terzo e ultimo post dedicato alla Svastica sul sole di Dick. Come gli altri due contiene spoilerz, quindi proseguite a vostro rischio.

Abbiamo già detto che la Svastica è un libro un po’ insolito per Dick, e infatti non è nemmeno uno dei più amati dai suoi fan. Noi pensiamo che in origine la sua struttura fosse piuttosto diversa e lo deduciamo dai frammenti del seguito mai completato. Ma per poter chiarire il punto dobbiamo prima riepilogare brevemente la vicenda del quinto personaggio principale, il signor Baynes.

Noto industriale svedese che si occupa di stampi per la plastica, Baynes arriva a San Francisco con uno dei nuovissimi razzi tedeschi che collegano i continenti in soli 45 minuti. Durante il viaggio parla con un pittore tedesco ideologicamente ortodosso e ciò lo irrita al punto da provocare uno dei tipici sfoghi Dickiani: a un tratto Baynes rivela all’artista che è ebreo e che si finge svedese, che ci sono dei modi per cambiare aspetto e che molti lo fanno, anzi la gerarchia nazista è piena di ebrei(1).

Appena arrivato Baynes incontra Tagomi per discutere di faccende commerciali, ma spiega che prima di entrare nel vivo bisogna attendere una terza persona: un anziano uomo d’affari giapponese, che arriverà il giorno dopo(2). Tuttavia, invece del giapponese arriva la notizia della morte di Martin Bormann, che ha sostituito Hitler a capo del Reich (3): si è quindi aperta la lotta per la successione tra i peggiori criminali della storia. Per diversi giorni Baynes contatta quotidianamente Tagomi per sapere se è arrivato l’anziano giapponese, che invece latita. Ansioso di avere notizie, Baynes (che in realtà è una spia) finisce per scoprirsi e mette i tedeschi sulle sue tracce.

Infine l’atteso giapponese arriva, e non è un uomo d’affarsi ma un ex generale. Ora scopriamo che Baynes è lavora per l’Abwehr, il controspionaggio diretto dall’ammiraglio Canaris, e che l’incontro con Tagomi è solo una copertura: il suo vero scopo è informare un rappresentante del governo giapponese che i tedeschi stanno progettando il bombardamento nucleare delle isole patrie. All’interno del partito però ci sono opinioni divergenti: la polizia, comandata da Heydrich detto il boia, è contraria, quindi per evitare la catastrofe bisogna paradossalmente favorire questo infame, magari servendosi del conte Ciano come messaggero.

In questo momento arrivano i sicari che, altro paradosso, appartengono proprio alla SD comandata da Heydrich, ma non sanno nulla dell’intera faccenda. Tagomi salva la situazione con la sua antica pistola e ne resta sconvolto. Dopo altre vicende Baynes torna in Germania e non sa se ad attenderlo ci saranno degli alleati o un plotone di esecuzione.

Dopo questa lunga premessa, veniamo al seguito della Svastica. Nel 1976, cioè 12 anni dopo l’uscita del libro, Dick raccontò in un’intervista che aveva cercato di scrivere un seguito ma gli ripugnava tornare a immergersi nella storia dei nazisti. Tutto quello che resta sono due capitoli. Nel primo scopriamo che diciotto mesi prima dei fatti della Svastica i nazisti hanno scoperto l’esistenza di un mondo alternativo in cui l’asse ha perso la guerra e sono anche riusciti ad entrarci!(4) Ma non basta: nel secondo capitolo c’è una conversazione tra Heydrich e Baynes che riepiloga gli eventi del primo libro, però in modo diverso rispetto a ciò che sa il lettore. Infatti Heydrich dice a Baynes:

“Durante il volo lei è stato avvicinato da un agente dell’SD che ha detto di chiamarsi Alex Lotze e di fare il pittore […]. All’aereoporto di S. Francisco […] si è incontrato con Tagomi. Il giorno dopo nel suo ufficio del Nippon Times Building, il capo di stato maggiore in pensione dell’esercito giapponese, generale Tadeki, si è incontrato con voi, e lei lo ha informato dell’imminente attacco della Wehrmacht alle isole patrie…”.

Ora, se avete letto con un po’ di attenzione la nostro premessa vi accorgerete anche voi che c’è qualcosa che non va: Baynes non si è incontrato col generale il giorno dopo il suo arrivo a S. Francisco, ma diversi giorni dopo, e il ritardo è stato causato dalla morte di Bormann.

Come spiegare questa discrasia? Secondo noi ci sono solo 2 possibilità:

1) mentre scriveva il seguito Dick non ricordava bene gli eventi del primo libro: semplice, plausibile;

2) il seguito non è stato scritto dopo la conclusione del primo libro, ma molto prima: prima che l’attuale Svastica fosse completata, tant’è che si riferisce a una catena di eventi che poi fu modificata nella versone definitiva.

Anche se la prima ipotesi è nettamente più probabile, direbbe comunque una cosa rilevante: e cioè che lo stesso Dick ricordava una versione diversa dei fatti, probabilmente perchè quella versione era quella originaria.

In entrambi i casi, quindi, il seguito abortito ci dà un’immagine della prima stesura della Svastica, e anche indirettamente del modo in cui Dick ha accresciuto la storia e modificato l’idea primitiva. E la modifica (l’inserimento di un’attesa di diversi giorni prima dell’incontro rivelatore) è significativa: cambia notevolmente il passo del romanzo. Infatti è proprio dopo il primo incontro tra Baynes e Tagomi che la storia perde la velocità tipica degli intrecci Dickiani e si allontana dal modello classico.

Quindi forse le cose andarono così: Dick scrisse un romanzo che giungeva all’incontro tra Baynes e Heydrich, ma non riuscì più ad andare avanti, quindi decise di chiuderlo prima: cambiò profondamente la parte centrale e concluse in modo un po’ loffio, poi tagliò gli ultimi due capitoli, che molti anni dopo furono spacciati come frammenti di un seguito. Il romanzo iniziale era più veloce, c’erano più eventi, mentre la versione finale si appesantisce di microstorie e riflessioni.

 

  1. Di punto in bianco, per disprezzo e disperazione, Baynes decide di scandalizzare e impaurire l’interlocutore. Il suo è una sorta di gioco infantile, che non gli serve a niente, se  non forse a farsi ammazzare: qui sentiamo direttamente la voce dell’autore, il suo carattere, che torna in quasi tutti i suoi libri ed è forse il tratto che più ci attira in lui. Anche se, come vedremo, questa affermazione è falsa, perchè Baynes non è ebreo, ha ugualmente il carattere della verità dickiana, che non è mai l’ultima ma è sempre scioccante, destabilizzante, rischiosa e tutto sommato inutile, frutto della stanchezza. E’ una consapevole menzogna per cui potrebbero crocifiggerti, che forse è più importante di farsi uccidere per una verità, ed è anche più umano.
  2. Tagomi, messo in allarme da un messaggio metaforico della polizia giapponese, ha già dei sospetti sulla reale identità di Baynes, ma pensa che forse c’è qualche tipo di spionaggio industriale.
  3. Hitler non è morto, è stato solo ricoverato per le conseguenze della sifilide.
  4. Non è chiaro se il mondo alternativo sia il nostro, quello descritto ne La cavalletta non si alzerà più o un altro ancora. Incidentalmente, da questo capitolo sembra di capire che nel mondo della Cavalletta non esiste l’i-ching!

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