Forse qualcuno si è chiesto cosa significa il “61: maiali e pesci” del post precedente. E’ la prima parte del responso legato all’esagramma 61 dell’I-Ching, il libro dei mutamenti, che è uno dei cardini di La svastica sul sole di Philip Dick.
Attenzione: spoiler.
Per chi non lo sapesse, nell’America dominata dai giapponesi dell’ucronia Dickiana ha preso piede questo antico metodo di divinazione: per consultare l’oracolo bisogna formulare una domanda e poi manipolare degli steli di achillea (metodo tradizionale e preferibile(1)) o tirare sei volte tre monete. Il risultato produce un esagramma, un simbolo formato da sei righe continue o spezzate. Ad es. il n.11 si chiama “La pace” ed è così:
Ogni simbolo va poi interpretato come una carta dei tarocchi.
Oggi ognuno intuisce che l’esagramma può essere considerato la rappresentazione di un numero scritto in binario, dove 1 è la linea continua e 0 la spezzata (si parte però dal basso). Non è detto che i cinesi lo sapessero, ma di sicuro lo capì Leibniz. A questo punto uno potrebbe anche chiedersi a che serve tirare 3 monete per generare ogni linea, visto che ne basterebbe una. Quando leggemmo per la prima volta “La svastica” internet non era ancora così diffuso e quindi passammo parecchio tempo a cercare di immaginarci le regole del gioco dalla descrizione di Dick. Oggi sappiamo che le monete sono 3 perché in realtà i risultati possibili non sono solamente due, ma quattro: ogni linea, oltre a essere continua o spezzata, può anche essere fissa o mobile. Quando si ottiene una linea “mobile” vuol dire che il simbolo muta in quello che si otterrebbe sostituendo alla linea dritta la spezzata, o viceversa. Ad esempio, l’esagramma 11 con la sesta linea mobile diventa l’esagramma 26, la “Forza domatrice del grande”:
Ma, dirà il lettore, se le componenti sono 4 allora per generarle basterebbero 2 monete per linea. Perché se ne usano 3? Perchè le linee mobili hanno meno probabilità di presentarsi rispetto alle fisse: affinché una linea sia mobile bisogna infatti ottenere 3 simboli uguali (3 teste o 3 croci). Con gli steli di achillea la procedura è molto più macchinosa e le probabilità di ottenere linee mobili sono ancora inferiori.
Sapute queste belle cose, si comprenderà che anche se gli esagrammi sono solo 64 (cioè 2 alla sesta), le combinazioni realmente ottenibili sono di più: grazie alle linee mobili ogni esagramma può trasformarsi in qualsiasi altro, quindi in totale ci sono 4 alla sesta combinazioni, o 64 x 64, 0 4096 (ponendo che un esagramma statico può essere considerato la trasformazione di se stesso). Incidentalmente, qualcuno ha osservato che in base otto il numero 4096 si scrive 10000, e diecimila è il termine cinese tradizionale per indicare tutto l’esistente.
Nel romanzo di Dick l’i-ching viene consultato in continuazione, e noi abbiamo fatto questo piccolo e inutile schema, mettendo nelle colonne il numero del capitolo del libro e nelle righe il nome del personaggio che tira le sorti, e all’incrocio il risultato ottenuto(2):
Quando i numeri sono separati da una virgola significa che lo stesso personaggio ha consultato più volte l’oracolo, mentre quando c’è un “>” vuol dire che l’esagramma base aveva linee mobili e si è trasformato in un altro. Nel capitolo 6 Frink ottiene linee mobili, ma non abbiamo capito qual è la risultante, mentre nel capitolo 12 Tagomi, dopo essere stato costretto a uccidere, consulta febbrilmente l’oracolo e ottiene un risultato che resta ignoto al lettore fino al capitolo 14.
Si noterà che solo 3 dei cinque personaggi principali consultano l’I-ching, e che in alcuni casi ottengono risultati uguali. In questo come in numerosi altri romanzi Dick utilizza la tecnica delle narrazioni parallele, per cui ogni capitolo è in genere costituito da due o più frammenti del racconto di due o più personaggi. Questo sistema, che non era affatto nuovo e che si ritrova oggi nella maggior parte delle serie televisive, permetteva a Dick di far avanzare contemporaneamente più narrazioni e di intrecciarle. Come abbiamo già detto, nella Svastica le sorti di Tagomi e Frink sono strettamente legate (attraverso Robert Childan), quasi in un nodo, mentre la storia di Juliana in realtà corre pressoché parallela alle altre: il suo unico legame è che è l’ex moglie di Frink, ma questo appare un altro degli elementi abortiti del libro, visto che il tutto si riduce a una serie di menzioni.
Ciò nonostante, Juliana è un personaggio fondamentale e come Tagomi giunge alla visione dell’esagramma 61, la “Verità interiore”. Descritta come una mezza spagnola forte e sensuale, Juliana incontra un camionista italiano(3), ci va a letto, scopre che ha una copia de “La cavalletta non si alzerà più” e resta affascinata dal libro, che descrive un mondo in cui l’asse ha perso la seconda guerra mondiale(4). Benché abbia intuito subito che questo camionista non è chi dice di essere, Juliana lo segue e si lascia convincere ad andare alla ricerca dell’autore del libro, che si dice viva in una specie di castello fortificato per difendersi dagli sgherri dell’asse che lo vogliono mettere a tacere. Manco a farlo apposta, mentre è in un albergo col camionista capisce che costui in realtà non è italiano, e non è un ammiratore del libro, bensì un sicario, che l’ha scelta come una sorta di lasciapassare per arrivare alla sua vittima: a questo punto, dopo una colluttazione buffa e mortale, Juliana scappa e su suggerimento dell’oracolo decide ugualmente di andare a casa dello scrittore, per avvertirlo del pericolo che corre.
Quando arriva la ragazza resta molto sorpresa dal fatto che in realtà lo scrittore non vive in un castello ma in una normalissima casa, e che non prende nessuna precauzione: inoltre sembra considerare il suo libro poco più di un gioco, mentre Juliana è convinta che sia molto di più. Irritata dall’autore, e resa mezza folle dal fatto di aver ucciso un uomo, alla fine Juliana costringe lo scrittore ad ammettere che per scrivere il libro ha consultato l’I-Ching: anzi, dice sua moglie, l’ha consultato praticamente migliaia di volte. E’ quasi come se il libro fosse stato scritto dall’oracolo.
Nelle ultime pagine de “La svastica“, Juliana chiede all’oracolo perché ha voluto scrivere un libro in cui l’asse perde la guerra, e la risposta che ottiene è “61”, la Verità Interiore. Mentre Tagomi si trova addirittura trasportato nell’altro mondo, Juliana grazia al messaggio comprende che “La cavalletta” è vero, che il mondo in cui lei e gli altri vivono è un’illusione perché nel mondo reale l’America ha vinto, non perso.
Ma “mondo reale” in che senso? La realtà descritta ne “La cavalletta” non è il nostro mondo, ma ancora un’altra versione distorta di quella che noi per ragioni pratiche e non senza una notevole sicumera chiamiamo realtà: e la differenza tra il mondo de La Svastica e quello de La cavalletta ha origine in un solo punto, uno snodo in cui i due universi si dividono: nella Svastica, il presidente Roosevelt viene assassinato nel 1933 a Miami, mentre ne La cavalletta no. Volendo, si può immaginare che quel 15 febbraio 1933 l’intero universo fosse un unico gigantesco esagramma con una linea mobile.
L’I-Ching, come qualsiasi sistema combinatorio, può essere usato per costruire storie, e forse ha questa capacità perché può essere usato per costruire mondi. In definitiva la Cavalletta non è solo un libro nel libro, ma un libro nel libro scritto da un libro e che mostra la falsità della sua cornice! Un intreccio davvero vertiginoso, da cui viene fuori un altro elemento destinato a ritornare nei libri di Dick: l’I-ching è una voce che viene da oltre il mondo fittizio, che cerca di invaderlo e di sostituire alla finzione la realtà: è, per certi versi, un antenato di quel Vasto Sistema Attivo di Intelligenza Vivente che molti anni dopo colpirà Dick alla fronte con un raggio rosa, svelandogli la verità fondamentale.
- Gli steli sono preferibili innanzitutto perché la loro complicata manipolazione crea la concentrazione necessaria a comprendere qual è la vera domanda che si vuol fare all’oracolo. Inoltre la procedura più lunga riduce il rischio che vi si ricorra troppo spesso, svilendo il senso dell’operazione.
- Una descrizione completa di tutti gli esagrammi si trova qui.
- Che è anche lui un personaggio contraddittorio e distruttivo, e interessante, a modo suo, ma non abbiamo il tempo di parlarne.
- Oltre che per i motivi elencati in seguito, questo libro è notevole perché risolve anche un problema “tecnico” della narrazione ucronica: quello di dover in qualche modo spiegare come diavolo si è arrivati a una situazione così diversa da quella reale. I sistemi tradizionali sono molto goffi e si basano tutti più o meno sul “taccio che”, cioè sulla prolissa lezione di storia alternativa fatta negando di farla. Dick risolve il problema col libro nel libro, perché commentando “La cavalletta” i personaggi possono raccontare con una certa naturalezza i punti di distacco tra il loro mondo e quello fittiziamente fittizio (o meglio: realmente fittizio, perché non è il nostro).
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In tutto ciò il fulcro del destino dell’umanità è dunque in un Giuseppe Zangara:
http://www.executedtoday.com/2008/03/20/1933-giuseppe-zangara/
Una storia nella storia che merita di essere raccontata. E a questo punto un racconto ambientato nello stesso mondo di Dick in cui si dice che è successo allo Zangara è d’obbligo (a meno che il Dick stesso, nel buon libro da voi commentato, di cui non ricordo una parola, non abbia provveduto).
Indubbiamente un personaggione, ma Dick non ne dice altro. Ci accorgiamo però che nel libro Dick sostiene che quando Roosevelt fu assassinato era in carica da un anno, mentre non è così: era stato eletto nel novembre 1932 e nel febbraio del ’33 non si era ancora insediato: quindi o Dick si confondeva o il punto di divisione tra le linee temporali è un altro.
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