Nel racconto di P. K. Dick “Autofac” c’è un esempio di semiotica aggressiva. La storia è che dopo la guerra nucleare c’è un’immensa rete di fabbriche automatiche, progettate proprio in vista della catastrofe, che produce tutti i beni necessari ai sopravvisuti. Il problema è che non la smette più. Gli uomini non possono riprendere il controllo del sistema produttivo e si sentono frustrati e impotenti, così cercano di spiegare alle macchine che devono smetterla. Quelle però ragionano secondo schemi fissi e non capiscono cosa c’è che non va. Allora gli uomini cercano di farle uscire dal loro circolo logico dicendo ad es. che il latte prodotto è “completamente prillato“.
Sarebbe vano dire che è infetto o puzza o ha qualche altro difetto concreto, perchè la macchina è in grado di fare degli esami chimici. “Prillato”, che non significa nulla, dovrebbe invece fungere da grimaldello, per spingere la macchina a chiedere cosa significa e cercare così di raggiungere un livello di discussione superiore, più generale e astratto (un po’ come “MU”). La parola viene quindi usata per mostrare i limiti del linguaggio della macchina, che infatti chiede spiegazioni. Tuttavia, quando l’uomo dice che “prillato” significa “qualcosa di cui non c’è più bisogno”, ecco che la magia della parola svanisce: ridotta a semplice sinonimo di “inutile”, viene digerita e sputata: la macchina conclude che no, il latte non è inutile, tutt’altro.
La cosa curiosa è che in realtà “prillare” in italiano ha un significato preciso, che fino a un’ora fa ignoravamo: vuol dire “girare rapidamente su se stesso, frullare”, ed è parente del più nobile “pirlava”, che usa anche Gadda (“pirlava come un guìndolo”). Ed è parola adattissima al racconto perchè le autofac effettivamente “prillano”, girano su se stesse, assorte, senz’altro considerare che l’antico programma (“producete beni finchè gli uomini non saranno in grado di farlo da soli”: ma siccome gli uomini non possono controllare le fabbriche, questo non accadrà mai. Si noti quindi che tutta la storia è fondata su un uso delinquenziale delle parole).
Ed è ancora più buffo che anche la parola inglese usata da Dick (“pizzled“) abbia un significato, come crasi di “pissed” e “puzzled” o nel senso di “having the penis in a different tincture than the rest of the body”. Perchè “pizzle” sarebbe una parola antiquata per “pene”: come del resto anche “dick” e l’italiano “pirla”, quindi “pizzle-pirla-prilla” è una catena perfetta e facciamo i complimenti al traduttore.
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